IL COMMENTO
Conte si gode un Napoli capace di fare a meno dei suoi pilastri, la Juve di Spalletti ancora indecifrabile (e indifendibile)
L'Inter si rilancia nonostante le tante sconfitte, i nodi della Roma stanno venendo al pettine
Doppio Hojlund, il Napoli comanda da solo. Vittoria che non fa una piega per organizzazione, intensità, voglia e predisposizione a reagire al pareggio di Yildiz figlio di un episodio. McKennie aveva assistito il suo compagno per l’1-1 e poi confeziona un involontario assist per il danese che colpisce. Spalletti dovrà interrogarsi sulle infelici scelte iniziali, no all’attaccante puro, che rendono a lungo la Juve impotente e spesso in balia.
Il Napoli di Conte interpreta benissimo il primo tempo: intensità, sacrificio, raddoppi, il concetto di squadra sintetizzato perfettamente. Il gol di Hojlund è un premio all’approccio, assist dell’imprendibile Neres che ruberà l’occhio per l’intera frazione. Non sembra che al Napoli manchino tre pilastri del centrocampo, è la Juve che mai entra in partita e paga la formula abbastanza avventurosa di Spalletti senza alcun punto di riferimento offensivo. Si può cercare l’effetto sorpresa, ma se non tiri in porta e neanche ti avvicini diventi indifendibile.
Nel pomeriggio la frenata della Roma, insufficiente e troppo nervosa a Cagliari: seconda sconfitta consecutiva per Gasperini, non ci si può aggrappare sempre a Svilar quando emergono i problemi irrisolti di mercato della scorsa estate. La Roma non ha una prima punta decente, deve sempre frequentare sentieri alternativi: normale pensare che alla lunga il conto diventi salatissimo, nella speranza che a gennaio si possa risolvere con colpevole ritardo. Stasera vedremo la risposta del Milan in casa del Toro, con gli stessi quiz legati all’assenza di uno specialista d’area.
L’Inter onora il sabato contro il Como concedendosi un pranzo completo, dall’antipasto succulento all’ammazzacaffè. Il conto - salatissimo - lo paga Cesc Fabregas che merita i complimenti più sinceri per quanto realizzato sul lago. Ma che commette forse un errore importante, quella difesa altissima fin dal primo respiro che permette all’Inter di trovare qualsiasi tipo di pertugio. Fa bene Fabregas a ricordare i sensazionali numeri della sua squadra, mai aveva incassato più di un gol prima di sbattere sul transatlantico nerazzurro, ma se concedi all’avversario di agire sul suo territorio preferito non puoi lamentarti. Sarebbe stata consigliabile una fase di attesa lunga almeno una ventina di minuti prima di togliere la sciabola dal fodero. Impressionante la pressione prima del terzo gol di Calhanoglu, il massimo del furore agonistico, poi un colpo di tacco firmato Barella per andare sul territorio della tecnica purissima e indiscutibile.
Forse ha ragione chi parla dell’Inter come dell’organico più forte della Serie A, con il Napoli a ruota e le altre “vedremo cosa può accadere”.
Ma l’organico più forte non può perdere 4 partite su 14 in campionato, ha la necessità di non lasciare quel famoso ristorante e di non sentirsi sazio. Se la prova di forza contro il Como non sarà un bellissimo spot ma un cartello da esporre ogni volta a caratteri cubitali, allora sì che l’Inter avrà cancellato quei vuoti d’aria che spesso hanno condizionato sia il volo che l’atterraggio.