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Ascesa e caduta di un progetto: Antonini, dagli applausi alle liti pubbliche
Lo scorso gennaio la cittadinanza onoraria all’imprenditore romano, ora gli stracci e le polemiche per il Pala Daidone
Il palasport, la discesa in politica, le fibrillazioni in consiglio comunale, la crisi della storica tv locale, l'allenatore della squadra di basket che fugge via, i tifosi che protestano, il nuovo allenatore che non può stare in panchina, le penalizzazioni e le multe della federazione. Il “mondo Antonini” sembra vacillare e non bastano le brillanti vittorie in Italia e in Europa a fare sorridere lui e i trapanesi. Trapani è oggi una città quasi sotto assedio: il grande entusiasmo che c'è stato con l'arrivo dell'imprenditore romano e il suo impegno diretto in tanti settori della vita cittadina, è durato poco. Sembra passato un secolo da quando lo scorso gennaio, tra mille sorrisi e tanti applausi, Valerio Antonini divenne cittadino onorario. In un'aula consiliare gremita il sindaco Giacomo Tranchida consegnò la pergamena simbolo della cittadinanza trapanese. Orgoglioso, il sindaco disse che Antonini aveva «svegliato una cittadinanza sopita». Non sbagliava: i trapanesi si unirono attorno al suo progetto che, attraverso lo sport, prometteva anche sviluppo e promozione della città.
L'accesso della squadra di basket ai play off scudetto del massimo campionato era già un primo risultato concreto. Poi scoppiò il caso della convenzione Pala Daidone, che ha scatenato polemiche e divisioni. L'incantesimo si ruppe. E Antonini si è pure costruito un movimento politico, sperando di trascinare i cittadini contro Tranchida e la sua amministrazione. «Creando un clima di odio» ha sempre replicato il sindaco. Utilizzando i social, il patron delle squadre di basket con cadenza quotidiana si era trasformato in grande oppositore e paladino della buona politica. Poi sono cominciati i problemi con la Federazione Italiana Pallacanestro, fatti di penalizzazioni di punti e dure sanzioni. Aggiunti a quelli, meno importanti, di tanti fornitori che bussavano alle porte della Sport Invest.
La comunità trapanese ha cominciato ad interrogarsi sulla bontà del progetto, sulla effettiva concretezza degli investimenti annunciati, sulla stessa tenuta economica della società. Le ultime vicende, la contestazione di domenica sul campo di basket dopo la brillante vittoria contro Udine, che ha coinvolto la moglie di Antonini, e prima ancora la forte denuncia dei giornalisti dell'emittente Tele Sud che fino ad oggi lo aveva apertamente sostenuto, hanno fatto traballare Antonini: è meno grintoso, ma parla ancora di complotto, si sente accerchiato e mette tutti dentro lo stesso calderone dei cattivi: da Tranchida all'allenatore Repesa, dai tifosi ingenerosi che gli chiedono di andare via a quei giornalisti che da sempre hanno espresso perplessità sulle sue iniziative. Prima erano solo i quotidiani on line, oggi ci sono anche quelli che lui paga.
Nelle scorse ore Assostampa ha denunciato comportamenti antisindacali di Antonini. Ora anche gli amici più fidati sembrano sorpresi e un po' disuniti. L'ex assessore Emanuele Barbara, che ha litigato con Tranchida per la vicenda palazzetto e condiviso spesso la linea di Antonini, è deluso: «Anziché gioire per le vittorie che ci sta regalando la squadra più forte che si sia mai vista a Trapani, a tenere banco sono problemi, liti e polemiche. La guerra in atto lascerà soltanto macerie e devastazione e non avrà vincitori». Il ruolo di “paciere”, che alcuni si sono costruiti per tentare di smorzare il clima pesante che c'è in città, potrebbe non bastare. Antonini sembra ormai seriamente intenzionato a mollare tutto ed andarsene. Domenica la squadra di basket ha giocato e vinto in casa: da ieri, come più volte annunciato, potrebbe cambiare sede. Allenamenti al Pala Daidone, partite in uno dei tre Comuni che hanno messo a disposizione il loro impianto. Cosa accadrà?