×

politica

Occhiuto spegne i riflettori sulla sfida a Tajani: “Forza Italia più liberale, ma nessuna corsa alla leadership”

Dal palcoscenico di Atreju al salone di Palazzo Grazioli: dietro le quinte del “laboratorio liberale” azzurro e della resa dei conti rinviata dopo le parole di Berlusconi Jr

Redazione La Sicilia

13 Dicembre 2025, 19:05

Occhiuto spegne i riflettori sulla sfida a Tajani: “Forza Italia più liberale, ma nessuna corsa alla leadership”

Nel cornice pop del festival di Fratelli d’Italia, Atreju, la politica italiana scorre tra zucchero filato e calcoli di potere. Qui, tra una foto con i militanti e un panel affollato, Roberto Occhiuto sceglie la via della sottrazione: nessuna “scalata” a Forza Italia, nessun duello con Antonio Tajani, ma un’idea semplice e scaltra, rilanciata in pubblico come promemoria per gli alleati: rendere il centrodestra “un po’ più liberale”. È la scena, e il messaggio, che in data 13 dicembre 2025 ricalibrano le aspettative sulla stagione azzurra post-Berlusconi.

Un No grande quanto un titolo: “Non sfido Tajani”

Il passaggio-chiave è netto, dichiarato ai cronisti “a margine” di Atreju: “Nessuna sfida alla leadership di Tajani”. Il governatore calabrese – e vicesegretario azzurro – aggiunge che l’appuntamento del 17 dicembre a Palazzo Grazioli, intitolato “In libertà”, è “solo un’iniziativa per discutere insieme su come rendere Forza Italia e il centrodestra un po’ più liberali”. Infine, la precisazione che evita altri retroscena: “Nessun nuovo ruolo in Forza Italia”. Sono parole pesate, che arrivano mentre nel centrodestra si ragiona su equilibri e successioni, e che mettono il timbro su una linea: nessuna conta interna, ma un’offerta programmatica.

L’eco di Cologno Monzese: le “facce nuove” invocate da Pier Silvio

Il contesto non è neutro. Pochi giorni prima, l’11 dicembre 2025, Pier Silvio Berlusconi ha rilanciato un messaggio che, da mesi, pesa sulle dinamiche azzurre: servono “facce nuove”, “idee nuove” e un “programma rinnovato”, pur nel solco dei valori di Silvio Berlusconi. Al tempo stesso, il manager di Mfe–Media for Europe ha espresso “gratitudine” per Tajani e per chi ha tenuto in vita il partito dopo la scomparsa del fondatore. La sua non è una chiamata alle armi, ma un pungolo costante al rinnovamento. È anche per quella eco, che la smentita di Occhiuto suona doppiamente politica: nessuna “discesa” a prendersi il partito, ma la volontà di allargarne l’orizzonte culturale.

Atreju, la vetrina del potere meloniano dove parlare “da alleato”

Che Occhiuto scelga Atreju per fissare i paletti non è un dettaglio cosmetico. La kermesse curata da Fratelli d’Italia è diventata, negli anni di governo, un vero “parlamento parallelo”: un mercato di Natale a due passi dal Tevere che è al tempo stesso megafono identitario, diplomazia pubblica e luogo dove misurare prossimità e distanze all’interno della coalizione. Qui si esibisce la forza di Giorgia Meloni; qui gli ospiti – dagli alleati agli avversari – vengono per esserci, ascoltare, farsi ascoltare. In questo quadro, il “no” alla sfida e il “sì” a un cantiere liberale assumono il valore di una dichiarazione di coerenza e, insieme, di disponibilità: nessuna guerra interna, ma un contributo al profilo del centrodestra di governo.

Un tavolo per aggiornare l’eredità liberale

Cosa significa “rendere Forza Italia e il centrodestra un po’ più liberali”? Il titolo del convegno del 17 dicembre – “In libertà” – evoca un doppio registro: libertà come valore-cardine (economia, impresa, concorrenza, diritti civili) e libertà come metodo (discussione aperta, contaminazioni, reclutamento di energie esterne). In pubblico, Occhiuto non ha offerto liste della spesa: l’evento è descritto come una discussione, non un proclama. Ma la traccia di lavoro, per storia del partito e per contesto economico, è intuitiva: attrarre ceti produttivi, spingere su semplificazioni, riforme pro-mercato e una narrazione di centro europeista e affidabile, senza smarrire l’identità berlusconiana. È su questo crinale che si gioca la partita dell’“attualizzazione” dei valori del 1994 all’anno 2025, per usare le parole di Pier Silvio Berlusconi.

Il fattore Tajani: il rinnovamento come “linea del partito”

Dall’India, dove si trovava in missione, Antonio Tajani ha fatto sapere di essere “assolutamente a favore del rinnovamento costante” e di considerare “utili e preziosi” i consigli della famiglia Berlusconi. Tradotto: l’apertura a volti nuovi e idee nuove non è di per sé un atto ostile verso l’attuale leadership, ma un cantiere già avviato. È su questo terreno – la capacità di trasformare il “rinnovamento” in processo ordinato – che si misura la tenuta del segretario e, insieme, la responsabilità di chi, come Occhiuto, dispone di consenso territoriale e di un profilo istituzionale ben riconoscibile.

Un partito, tanti registri: come si ricompone il mosaico azzurro

Dentro Forza Italia convivono anime diverse: amministratori con forte radicamento, parlamentari di lungo corso, una classe dirigente giovane che chiede spazio, tecnici e professionisti attratti da un partito “di governo” e europeista. L’innesto di “volti nuovi” implica tre condizioni: una selezione credibile, un’agenda riconoscibile e la tenuta dei conti elettorali nelle regioni-chiave. Qui entra in gioco la “variabile Calabria”.

Il capitale di consenso di Occhiuto

Dall’ultima tornata elettorale calabrese d’autunno è arrivato un segnale che Tajani ha definito “un successo per Occhiuto e per Forza Italia”, con proiezioni che accreditavano il governatore di “poco sotto il 60%” contro “poco sopra il 40%” del candidato di centrosinistra, l’economista Pasquale Tridico. Un vantaggio ampio che conferma la centralità di Occhiuto nella geografia del partito e dell’intera coalizione. È la base di realtà su cui, anche oggi, si comprendono sia il suo “no” alla sfida personale, sia l’ambizione – politica – di orientare la linea.

Le lezioni di una regione “laboratorio”

La Calabria non è solo un fortino elettorale. È stata, negli ultimi mesi, un laboratorio di equilibrio tra continuità e scosse di sistema, con ipotesi – raccontate dalla stampa – di una “lista Occhiuto” a sostegno del governatore per blindare il perimetro della maggioranza locale. Segnali che parlano a Roma: forza personale, bisogno di classe dirigente allargata, gestione di alleanze complesse. In controluce, si legge il messaggio nazionale: un partito che si rinnova davvero deve saper contenere energie autonome senza viverle come minaccia.

Tra gratitudine e scossa al sistema

Il messaggio di Pier Silvio Berlusconi non è un fulmine isolato: è parte di una linea coerente, ribadita tra 11 e 12 dicembre 2025. La grammatica è chiara: riconoscimento del lavoro di Tajani (“tenere in piedi Forza Italia dopo la scomparsa di Silvio non era facile”), giudizio positivo sul governo guidato da Giorgia Meloni e, insieme, l’insistenza su “volti e idee nuove” per il futuro. Dentro FI, suona come un incoraggiamento a “mettere in campo” nuove leve senza terremotare l’assetto. Un equilibrio che domanda metodo e tempi giusti.

L’asse con Meloni e la diplomazia della coalizione

Quando Pier Silvio definisce Meloni “il miglior premier in Europa” e promuove la manovra economica del governo, manda anche un segnale agli elettori di centro: l’alleanza regge e produce. Per Forza Italia, la scommessa è tradurre quella stabilità in identità: essere il baricentro moderato della coalizione, evitando di farsi appiattire. Il “no” di Occhiuto alla sfida interna – pronunciato proprio dentro la vetrina meloniana – contribuisce a questa immagine di affidabilità, mentre il cantiere “liberale” punta a dare contenuto e riconoscibilità.

Il messaggio agli alleati: “niente strappi, ma ascoltateci”

Detto ad Atreju, il messaggio vale anche per gli alleati. A Fratelli d’Italia, Occhiuto segnala che gli azzurri non coltivano rivincite interne, ma chiedono più trazione sui temi-cerniera tra impresa e società. Alla Lega, ricorda che l’elettorato moderato e produttivo è contendibile e che l’Italia “che lavora” cerca risposte concrete su fisco, semplificazioni, infrastrutture e servizi. È una postura cooperativa che, però, chiede rappresentanza e risultati.