Campo largo
L'opposizione in ritiro cerca il "miracolo" dentro a un'Abbazia: nel menù caciocavallo e Finanziaria
Nel ristorante-pizzeria "Le case del priore", i deputati regionali di Pd ed M5s e il leader di Controcorrente Ismaele La Vardera hanno tentato di buttare giù una posizione comune
Ci hanno provato anche la sera, tra un tortino pistacchioso e un caciocavallo all’argentiera. Nel ristorante-pizzeria “Le case del priore”, i deputati regionali di opposizione hanno tentato di buttare giù una posizione comune. Lo faranno oggi, al termine del ritiro nell'Abbazia Benedettina di San Martino delle Scale dove sono arrivati, a ranghi quasi compatti, gli esponenti di Pd, M5S e il leader di Controcorrente Ismaele La Vardera.

Fiduciosi e carichi, nel tardo pomeriggio di ieri, nell'area fresca del Palermitano: «Riuniti non per parlare di poltrone e incarichi, come fanno altri», commenta il coordinatore grillino Nuccio Di Paola, prima di entrare in conclave. «Ci vorrebbe un miracolo, per liberare la Sicilia», scherza Ismaele La Vardera, diretto anche lui verso il luogo religioso per porre le basi di quel miracolo. Cioè vincere le prossime elezioni. «Meglio iniziare adesso a preparaci – dice – visto che la situazione può precipitare da un momento all'altro». Riferimento chiaro alle inchieste che stanno scuotendo la politica siciliana.
Intorno alle 18 è iniziato il confronto. Un incontro buono per saggiarsi, pesarsi, annusarsi, al netto della retorica dell'unità. «Si è parlato per lo più di Finanziaria», sussurra qualche telefonino da una sala dell'abbazia. «In Aula saremo intransigenti», rivela qualcun altro, mentre si prova a tracciare una linea comune da trasformare in un coro, in una voce sola, quella dell'opposizione che vuole «mandare a casa» il governo guidato da Renato Schifani. E magari, rilanciare un'ipotesi che ha fatto recentemente capolino: una mozione di sfiducia, con l'obiettivo, a metà tra l'ambizioso e l'autolesionistico, di riuscirci, e quello più rassicurante e a portata di mano che sta nell’inchiodare i deputati che hanno difeso un esecutivo «indebolito da inchieste giudiziarie di ogni colore», dicono, prima di andare a cena.
Ogni posizione ufficiale è rimandata a oggi: mentre i deputati sgraneranno il rosario delle inefficienze governative, il leader dimissionario della Dc, Totò Cuffaro, si difenderà di fronte ai magistrati di Palermo. Un po' di biasimo alla Democrazia cristiana dentro quelle cristianissime mure, insieme ai segretari di partito e agli alleati extraparlamentari che si uniranno a quei deputati ristorati dalla pace dell'abbazia e dalla cena a base di sfincionelli e arancine. Meno rinfrancato, forse, il Priore che ha accolto con qualche fastidio la comitiva, una volta compreso che quell'incontro avrebbe avuto un'attenzione mediatica. Amen, direbbero, il guaio è fatto. Ma vuoi vedere che proprio in quel luogo sta nascendo l'alternativa al governo di centrodestra? «Ci vorrebbe un miracolo», scherza La Vardera. Ma è nel posto giusto.