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Il caso

Dossieraggio, scontro aperto fra Salvini e l'ex procuratore antimafia De Raho

La Lega, dopo un articolo pubblicato oggi da Libero, chiede l'intervento del Guardasigilli. Per il parlamentare dei 5 Stelle: «Contro di me calunnie e mistificazioni»

Laura Distefano

30 Novembre 2025, 17:35

Dossieraggio, scontro aperto fra Salvini  e l'ex procuratore antimafia De Raho

Il caso politico è scoppiato. E, sicuramente, avrà delle ripercussioni anche all'interno degli equilibri della Commissione Nazionale Antimafia. Il terreno dello scontro è l'inchiesta sul dossier Lega, che emerse come filone della maxi-inchiesta condotta dalla Procura di Perugia sul presunto sistema di accessi abusivi a banche dati sensibili dello Stato. E fra i faldoni c'era un fascicolo intitolato "Lega Nord", confezionato in un periodo successivo alle elezioni del 2018. Al centro del dossieraggio c'era il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano (all'epoca in servizio presso la Direzione Nazionale Antimafia, DNA), accusato di aver effettuato un numero elevatissimo di accessi non autorizzati a sistemi informatici riservati. Quel dossier "colpiva" i milioni di rimborsi elettorali che La Lega non avrebbe dovuto - secondo le ricostruzioni offerte dalle fonti aperte - ottenere. 

Oggi Libero pubblica un articolo e si scatena lo scontro fra Leghisti e l'ex procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare del Movimento Cinque Stelle. Il primo a insorgere è Armando Siri,  Responsabile nazionale Dipartimenti e Scuola di Formazione Politica Lega: «L'inchiesta di dossieraggio nei miei confronti, nata sulla base di solite notizie giornalistiche e portata avanti dalla Direzione Nazionale Antimafia allora guidata da Federico Cafiero De Raho con una indagine fuori dai confini nazionali, si dimostra oggi infondata perché il caso è stato archiviato, dopo sette lunghi anni di esposizione mediatica e di violazione reputazionale. Se vivessimo in un vero Stato di diritto, i responsabili di un tale accanimento mediatico-giudiziario dovrebbero rispondere delle loro azioni. A maggior ragione, ci si dovrebbe interrogare sul fatto che oggi, De Raho, in qualità di Vicepresidente della Commissione parlamentare che si occupa tra le altre cose anche del dossieraggio, è in una condizione di palese conflitto di interesse. È ora ancora più evidente che colpire me significava colpire la Lega di Matteo Salvini che all’epoca stava doppiando il M5S nei consensi. Ciò significa che se fai politica dalla parte «sbagliata», rischi parecchio e se questo è capitato a me come membro delle Istituzioni, figuriamoci cosa potrebbe accadere a un semplice cittadino». 

«La Lega chiederà formalmente l’intervento del Guardasigilli Carlo Nordio, del Presidente della Camera Lorenzo Fontana, del comandante generale delle Fiamme Gialle, Andrea De Gennaro», scrive in una nota La Lega. 

Il deputato grillino De Raho rispedisce al mittente ogni accusa. E si difende: «Armando Siri e la Lega sanno benissimo che la Direzione Nazionale Antimafia non fa indagini né apre procedimenti penali, che, invece, sono stati aperti dalle procure della Repubblica competenti. La DNA si limitò ad adempiere all’obbligo di trasmettere alle procure competenti le notizie ufficialmente ad essa pervenute, che non poteva certamente nascondere in un cassetto. Pertanto oggi vi è l’ennesima manipolazione della verità per creare una suggestione collettiva finalizzata al discredito della mia persona e della magistratura in vista del referendum per la separazione delle carriere. Continuerò, come fatto fino a ora, a presentare denunce e querele per calunnie e diffamazioni contro chi dice falsità sulla mia persona».

Poi arriva la piccata risposta di Matteo Salvini in persona: «Cafiero De Raho non chiarisce ma minaccia querele. Dopo le ennesime rivelazioni, pubblicate oggi da Libero, la sua posizione appare sempre più imbarazzante e insostenibile. Le intimidazioni non fermeranno né la ricerca della verità da parte della Lega, né la mobilitazione per il Sì al referendum sulla Giustizia».