×

la guerra

Trump vede Putin e Zelensky: «Un accordo è vicino». Ma Mosca per ora tace e martella Kiev

Il presidente americano cerca un'estrema mediazione per mettere fine al conflitto. Gli ucraini hanno accettato il Piano depurato dai punti più controversi dopo l'intervento Ue

Redazione La Sicilia

25 Novembre 2025, 21:39

26 Novembre 2025, 10:35

Trump vede Putin e Zelensky: «Un accordo è vicino». Ma Mosca per ora tace e martella Kiev

Washington prova a imprimere un clima di fiducia ai negoziati sulla pace in Ucraina. «Siamo molto vicini a un accordo, stiamo facendo progressi», ha dichiarato Donald Trump dalla Casa Bianca, annunciando l’invio di Steve Witkoff da Vladimir Putin e del segretario dell’Esercito Dan Driscoll per incontrare la controparte ucraina.

Volodymyr Zelensky, da parte sua, si è detto «pronto ad andare avanti» con il piano di pace, ormai depurato dei punti più indigeribili per Kiev. Questo slancio, tuttavia, sembra arrivare soprattutto da ovest.

Mosca preferisce non commentare le indiscrezioni mentre una sua delegazione è impegnata ad Abu Dhabi in colloqui con un team statunitense guidato da Driscoll. E per bocca del ministro degli Esteri Serghei Lavrov insiste a cristallizzare le posizioni su quanto definito al lontano vertice di Anchorage, continuando nel frattempo a colpire l’intero territorio ucraino.

In serata, fonti informate citate dal New York Post hanno riferito che la Russia sarebbe orientata a respingere la nuova bozza, a protrarre il confronto con Trump e a proseguire la guerra almeno fino a Natale. «Nell’ultima settimana, il mio team ha compiuto enormi progressi per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina, una guerra che non sarebbe mai iniziata se fossi stato Presidente», ha scritto Trump su Truth, assicurando che «il piano di pace originario di 28 punti, redatto dagli Stati Uniti, è stato perfezionato con contributi da entrambe le parti, e rimangono solo pochi punti di disaccordo».

Ottimismo confermato dal tenente colonnello Jeff Tolbert, portavoce di Driscoll, secondo cui gli incontri russo-americani negli Emirati «stanno procedendo bene, restiamo ottimisti». Restano però avvolti dal riserbo sia la natura dei colloqui sia la composizione della delegazione russa che, ha rivendicato Lavrov, è «abituata a lavorare in modo professionale», cioè «senza divulgare né permettere fughe di notizie prima di raggiungere un accordo definitivo».

Un chiaro riferimento alle capitali occidentali, dove negli ultimi giorni si sono rincorse voci, retroscena e bozze sul tentativo di accelerare la mediazione, dopo l’annuncio a sorpresa del piano “made in USA” in 28 punti, ridotti poi a 19 in seguito ai colloqui di Ginevra tra Washington e Kiev.

Tra le indiscrezioni dell’ultima ora, risulterebbe arrivato ad Abu Dhabi anche il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, per un faccia a faccia con Driscoll. Considerato da Mosca tra i principali responsabili di operazioni di sabotaggio e attentati in Russia, Budanov è una delle figure autorizzate da Zelensky a partecipare al percorso negoziale.

Proprio il presidente ucraino ha sottolineato che i «principi» della nuova bozza statunitense potrebbero sfociare in «accordi più profondi». Ha inoltre fatto sapere, tramite il suo entourage, di voler incontrare Trump il prima possibile, magari durante il ponte del Ringraziamento. Dalla Casa Bianca è però arrivata una frenata: «Non vedo l’ora di incontrare Zelensky e Putin, ma solo quando l’accordo per porre fine a questa guerra sarà definitivo o nelle sue fasi finali», ha affermato Trump.

La dinamica appare quasi ribaltata: dopo il gelo iniziale su una proposta percepita a Kiev come troppo vicina alla resa, ora è l’Ucraina a spingere per chiudere, mentre gli Stati Uniti sembrano voler guadagnare tempo, forse temendo di bruciare l’ennesimo slancio diplomatico dopo il vertice Trump‑Putin di agosto, seguito da una sequenza di alti e bassi.

Resta il nodo delle posizioni inamovibili di Mosca: per Lavrov, la versione aggiornata del piano deve comunque rispecchiare «lo spirito e la lettera» dell’intesa raggiunta tra Putin e Trump ad Anchorage; altrimenti «la situazione (per la Russia) sarebbe fondamentalmente diversa».

Neppure in Europa si brinda. Nella riunione dei «Volenterosi», co-presieduta da Emmanuel Macron e Keir Starmer, è emersa ancora una volta la necessità di una forza militare «di rassicurazione» – definizione di Zelensky – a garanzia di un’eventuale intesa. Alla videocall ha partecipato anche il segretario di Stato USA Marco Rubio, che ha rimarcato come le garanzie di sicurezza «siano una componente fondamentale» di qualsiasi accordo di pace.