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IL CASO

Torna a volare l'aquila della Lazio: il nuovo falconiere Giacomo Garruto, il passato online e la seconda chance

Riemergono messaggi social del 2013, ma lui prende le distanze: «Quello che scrivevo allora non mi rappresenta più»

Alfredo Zermo

20 Novembre 2025, 15:42

16:16

Torna a volare l'aquila della Lazio: il nuovo falconiere Giacomo Garruto, il passato online e la seconda chance

All’alba di giovedì 20 novembre 2025, in un recinto di Formello, un giovane rapace scatta sul pugno guantato. Sulla spalla, un uomo dal profilo discreto, lo sguardo più attento che compiaciuto. Si chiama Giacomo Garruto. È lui il nuovo falconiere scelto dalla S.S. Lazio per riportare il rituale dell’aquila all’Olimpico.

Ma mentre l’animale si abitua all’aria dello stadio, addestrato a misurare le correnti, sulla rete soffiano venti contrari. Dai social riaffiorano vecchi post, datati 2018, con frasi nostalgiche su Benito Mussolini e insulti verso la stessa Lazio. Si accende la polemica: il passato online irrompe nel presente del lavoro, il simbolo del club finisce di nuovo in bilico fra immagine e responsabilità pubblica, a meno di un anno dalla clamorosa cacciata dell’ex falconiere Juan Bernabé per la diffusione di foto e video osé.

Chi è Giacomo Garruto e cosa dicono quei vecchi post

La scelta della Lazio di affidare a Giacomo Garruto il ruolo di falconiere arriva nel momento in cui il club cerca stabilità, dopo la rottura con il predecessore. Di Garruto, professionista dell’addestramento dei rapaci, circolano in rete alcuni post datati nel tempo. Quello che fa più rumore è del 2013, ben 12 anni fa: un messaggio in cui si evoca la mancanza del “Duce”, interpretato come un plauso al fascismo. Nel frullatore digitale finiscono anche passaggi poco lusinghieri sulla stessa Lazio risalenti a vecchie stagioni in cui, da tifoso dichiarato del Milan, Garruto sfogava toni calcistici da curva. Sono contenuti che oggi riemergono come macigni, mal conciliandosi con un ruolo pubblico che incarna il rito d’ingresso delle partite casalinghe e la rappresentazione del club in mondovisione.

Le precisazioni e le scuse

Il diretto interessato rompe il silenzio. In un messaggio affidato ai social nella tarda mattinata del 20 novembre 2025, Garruto chiede di contestualizzare: “Quello che scrivevo allora non mi rappresenta più”, spiega, rivendicando un percorso personale e familiare che lo avrebbe portato a rivedere convinzioni e linguaggi, e sottolineando il desiderio di lavorare “con rispetto e semplicità” accanto agli animali.

«Sono cambiate tante cose - precisa Garruto - : sono arrivati i miei figli, è cresciuto il mio rapporto con mia moglie, la mia famiglia è diventata il centro di tutto e anche il mio lavoro mi ha fatto maturare e guardare la vita in modo diverso. Quello che scrivevo allora non mi rappresenta più. Chi mi conosce sa che vivo con rispetto, con semplicità e con la testa nel mio mondo: gli animali, la natura, la cura dei rapaci, le persone che amo. Mi dispiace se qualcuno si è sentito ferito o disturbato da quei vecchi contenuti. Non era nelle mie intenzioni, né allora né oggi. Adesso voglio solo concentrarmi sul presente: fare bene il mio lavoro, con passione e umiltà, e vivere questa opportunità grazie alla fiducia che mi ha dato la Lazio con il cuore leggero e pulito».
Parole che dovrebbero chiudere la questione e e disinnescare la miccia, ma che in realtà non spengono del tutto la discussione, perché tocca un nervo storico e politico sempre sensibile nel calcio italiano. E poi anche perché c'è il precedente di  Juan Bernabé, il falconiere che per anni è stato quasi una “figura di culto” tra i tifosi laziali per il volo di Olimpia. Nel 2021, Bernabé venne sospeso dopo essere stato ripreso mentre compiva gesti e cori inneggianti a Mussolini. All’inizio del 2025, l’episodio che ha azzerato i rapporti: foto e video privati su un intervento intimo pubblicati sui social, con inevitabile eco mediatica. La Lazio decide allora la linea dura: risoluzione immediata e stop al volo dell’aquila, in attesa di un nuovo corso.

Il primo volo allo Stadio Olimpico è previsto non prima del 2026, tempo ritenuto necessario per l’addestramento e l’inserimento del nuovo falconiere–conduttore. Anche su questo, le cronache concordano: serviranno settimane per costruire il rituale in sicurezza.

Le scuse di Garruto non vanno comunque liquidate come ritualità. Anzi, la disponibilità a riconoscere che “quei contenuti non lo rappresentano più” è un passaggio importante, soprattutto in un Paese in cui il dibattito su fascismo e memoria pubblica resta acceso, dentro e fuori gli stadi. Ma le scuse reggono se diventano impegno pubblico: chi guida il simbolo del club deve mostrarsi all’altezza del contesto, evitando qualsiasi ambiguità. Ed è quello che vuole fare Garruto. La reputazione non si riconquista a parole, ma nel solco di comportamenti coerenti. Che il nuovo falconiere, da professionista qual è diventato, vuole avere l'occasione di mettere in pratica. Considerando che poi il vero protagonista è l'aquila della Lazio non quello che la fa volare.  

Comunque, qui, la richiesta implicita di Garruto è di concedere una seconda chance, alla luce di un percorso personale che l’interessato porta come prova di discontinuità. Non è un alibi; è una presa di responsabilità messa per iscritto. Per questo vale come elemento dell’inchiesta, al pari delle immagini d’archivio.

Il “contest” sul nome

Nell’attesa del ritorno in scena del rapace, la Lazio ha lanciato un “contest” per battezzare la nuova aquila, con una rosa di nomi che guarda alla tradizione: tra le opzioni, la conferma di Olympia o alternative come “Flaminia”, “Vittoria”, “Minerva”, “Cornelia” e “Gloria”. È un modo per coinvolgere la base e riposizionare il racconto su un binario partecipativo. Il contest sta riscuotendo un notevole successo. Una bella operazione di community building che può mitigare l’effetto delle polemiche.

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