Roma
Si scava sotto la Casa del Jazz: si cercano i resti del magistrato Paolo Adinolfi?
Del giudice non si hanno più tracce dal 2 luglio 1994. Adinolfi aveva lavorato per anni al Tribunale civile della Capitale nella sezione Fallimentare
Paolo Adinolfi
Investigatori al lavoro con i cani molecolari nelle gallerie sotto la Casa del Jazz, lo spazio culturale di via Cristoforo Colombo a Roma, nato su un bene confiscato alla criminalità organizzata che risultava essere nella disponibilità di Enrico Nicoletti, cassiere della banda della Magliana. La notizia è stata anticipata dal Corriere della Sera. La decisione di avviare gli scavi è stata presa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Tra le ipotesi quella che i resti del giudice Paolo Adinolfi scomparso nel '94 possano trovarsi lì. Carabinieri e polizia stanno ispezionando le gallerie sotto la Casa del Jazz mai esplorate prima.
«Ora dobbiamo solo aspettare. Non si può dire altro», ha dichiarato Lorenzo Adinolfi, figlio del magistrato, lasciando la Casa del Jazz.
Il magistrato romano Paolo Adinolfi, 52 anni, scomparve nel nulla il 2 luglio 1994. Quella mattina, era un sabato, prima di uscire dalla sua abitazione in zona Farnesina aveva salutato la moglie annunciando che sarebbe tornato per ora di pranzo. Da quel giorno, però, si sono perse le tracce.
Adinolfi aveva lavorato per anni al Tribunale civile della Capitale nella sezione Fallimentare, dove si era occupato di molte aziende anche di livello nazionale, e poi alla seconda sezione. Quando scomparve si era trasferito da circa venti giorni alla Corte d’Appello della Capitale.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nelle indagini svolte, quella mattina Adinolfi si recò nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma e lì raggiunse lo sportello bancario interno alla struttura per effettuare il trasferimento di un conto corrente nell’agenzia allora presente in Appello a via Varisco. Poi verso le 11 si era recato ad un ufficio postale nella zona del Villaggio Olimpico - dopo essere passato in ufficio a piazzale Clodio - da dove aveva spedito un vaglia da 500 mila lire alla moglie. Da lì il giudice sarebbe salito - secondo alcune testimonianze - a bordo di un bus per raggiungere l'abitazione della madre nel quartiere Parioli. In quello stabile, nella cassetta postale, furono poi rinvenute le chiavi di casa e della sua automobile. Su cosa sia accaduto dopo gli elementi sono discordanti. Alcuni testi riferirono di averlo incontrato su un altro bus che dai Parioli portava in direzione della stazione Termini e nell’area sud della Capitale.
Molte le piste seguite negli anni per tentare di accertare i motivi della scomparsa: un malore, la «perdita della memoria», un rapimento legato ad alcuni casi di cui si era occupato come giudice fallimentare. Tra le piste anche quelle legata alla Banda della Magliana legata alla bancarotta della società Fiscom, che aveva presunti legami con personaggi della criminalità organizzata tra cui Enrico Nicoletti, elemento ritenuto dagli inquirenti il «cassiere» della Banda. Le indagini, affidate per competenza alla Procura di Perugia, si sono sempre chiuse con archiviazioni.