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In Argentina stravince (contro ogni pronostico) Milei: il suo partito arriva al 40%

nelle elezioni di medio termine la formazione del presidente conquista un risultato impensabile fino a poche settimane fa

Redazione La Sicilia

27 Ottobre 2025, 08:08

08:52

In Argentina stravince (contro ogni pronostico) Milei: il suo partito arriva al 40%

La Libertà Avanza (LLA), il movimento guidato da Javier Milei, ha vinto le elezioni di metà mandato in Argentina con il 40,84% dei consensi, avanzando anche nella provincia di Buenos Aires, tradizionale roccaforte del peronismo progressista, che appena un mese fa aveva inflitto un duro colpo al fronte conservatore.

A preoccupare il leader ultraliberista è stata la scarsa partecipazione alle urne, ferma al 67,85%: il valore più basso dal 1983. Milei punta a consolidare i numeri necessari in Camera e Senato per accelerare la sua agenda economica.

Secondo analisti e commentatori, l’esito delle urne è inequivocabile: gran parte delle province appaiono “viola”, il colore di LLA, e il partito otterrebbe 64 deputati, contro i 31 dello schieramento progressista. Un risultato che contraddice i sondaggi della vigilia, che indicavano un testa a testa, con LLA al 36% e la coalizione di sinistra Fuerza Patria (FP) al 34%, e non escludevano un pareggio.

L’affermazione di LLA dovrebbe riflettersi già all’apertura dei mercati, con titoli azionari e obbligazioni attesi in rialzo. A festeggiare, secondo i sostenitori di Milei, anche gli Stati Uniti di Donald Trump, che di fronte a pressioni svalutative, crisi delle riserve e rallentamento dell’attività economica avevano promesso appoggio al presidente argentino, mettendo sul tavolo un pacchetto da 40 miliardi di dollari a sostegno del peso e della tenuta dell’esecutivo per i prossimi due anni di mandato.

Dopo l’exploit alle presidenziali del 2023, chiuse al 56% dei voti, Milei è arrivato a questo appuntamento con un gradimento sceso al 38%. Un segnale interpretato come sintomo della stanchezza verso le sue politiche “lacrime e sangue” che, se da un lato hanno contribuito a ridurre l’inflazione dal 200% al 31% e a riportare in equilibrio i conti pubblici, dall’altro hanno comportato tagli alla spesa anche in settori sensibili come istruzione e sanità.

Al calo di popolarità hanno contribuito anche alcune vicende controverse: il caso della meme-coin “Librà”, una criptovaluta promossa da Milei sui social e poi crollata in borsa, con pesanti perdite per centinaia di investitori; un episodio che ha sfiorato la sorella del presidente, Karina, finita al centro di sospetti di mazzette legati a una fornitura di medicinali. Nel mirino pure il candidato di punta di LLA nella provincia di Buenos Aires, Luis Espert, costretto al ritiro per presunti finanziamenti ricevuti da un narcotrafficante sotto processo negli Stati Uniti.

Nelle battute finali della campagna, il capo dello Stato ha accusato il peronismo di sinistra di voler “destituire il governo” e agitato lo spettro di un ritorno del “comunismo castro-chavista”. Ma nell’ultimo comizio, giovedì a Rosario, Milei ha abbandonato la motosega, esortando gli elettori a “non arrendersi” e a “cambiare l’Argentina sul serio”, con la promessa che nella seconda parte del mandato arriveranno “le riforme di cui il Paese ha bisogno”.

Dall’altra parte, Fuerza Patria ha puntato più sull’onda di scontento diffuso che su una proposta programmatica definita. Assente la storica leader Cristina Kirchner, ai domiciliari dopo una condanna a sei anni per corruzione, i progressisti — alla ricerca di una nuova guida carismatica — si sono affidati alla figura del governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, nella speranza di replicare il successo di settembre, quando avevano confermato il predominio sul principale distretto elettorale del Paese.