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Milano

Lo stadio di San Siro sarà ceduto a Inter e Milan per 197 milioni

Dopo 12 ore di seduta, questa notte la decisione del Consiglio comunale

Leandro Perrotta

30 Settembre 2025, 08:25

30 Settembre 2025, 09:53

Stadio San Siro

Lo stadio Giuseppe Meazza (San Siro)

Milano dà il via libera alla vendita dello stadio Giuseppe Meazza di San Siro. Nella notte, il Consiglio comunale ha approvato la delibera per l’alienazione dello stadio a Milan e Inter, accogliendo l’offerta da 197 milioni di euro che sarebbe scaduta proprio oggi. I voti favorevoli sono stati 24, sufficienti a far passare il provvedimento grazie all’uscita dall’aula consiliare di Forza Italia, che ha abbassato il quorum; i contrari 20, nessun astenuto. Dopo aver ospitato la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, l’impianto centenario verrà demolito per lasciare spazio a una struttura più moderna e funzionale, da realizzare in tempo per gli Europei di calcio del 2032.

«Abbiamo provato a scrivere una pagina nuova, e siamo solo all’inizio», ha dichiarato ad Ansa al termine di una seduta durata quasi 12 ore la vice-sindaca di Milano Anna Scavuzzo, esprimendo «soddisfazione rispetto alla prospettiva di trasformare l’area di San Siro, su cui c’era preoccupazione per un futuro incerto». Il sindaco Giuseppe Sala, rimasto in aula per l’intero dibattito, ha rinviato i commenti alle prossime ore. «Mi ha detto “sono contento”», ha rivelato Scavuzzo, auspicando che «la maggioranza non perda i pezzi, anche se il passaggio è stato di forte frizione». Tra i 20 contrari figurano sette consiglieri della stessa maggioranza, oltre a Lega, Fratelli d’Italia, Noi Moderati e un esponente di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che ha votato contro in dissenso con la linea del partito. Non hanno partecipato al voto Marco Fumagalli, capogruppo della Lista Beppe Sala Sindaco, che ha annunciato l’intenzione di dimettersi, e Manfredi Palmeri del centrodestra. La discussione è stata segnata da vivaci polemiche, soprattutto da parte dei Verdi, per il ricorso alla cosiddetta “tagliola”: intorno alle 3 del mattino un subemendamento ha fatto decadere la gran parte dei 239 emendamenti, dei quali fino a quel momento ne erano stati trattati soltanto 25.