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il caso

Greta, l’“ammuina”e la missione di pace che sembra una gita

Così quella di Greta - in pantaloncini e maglietta a bordo dell’“Alma”, battente bandiera britannica, ancorata al porto di Siracusa, sotto un cielo che mostra i primi sintomi d’autunno - rischia di sembrare quasi l’immagine di una miliardaria qualunque che sta ormeggiando per dedicarsi allo shopping nei vicoli di Ortigia

Mario Barresi

19 Settembre 2025, 11:06

30 Settembre 2025, 14:23

Greta, l’“ammuina”e la missione di pace che sembra una gita

Greta Thunberg

La ragazza della foto è Greta Thunberg su una barca al porto di Siracusa. Non è gossip, ma cronaca. Dell’ammuina di una missione di pace che ancora sembra una gita.

Così quella di Greta - in pantaloncini e maglietta a bordo dell’“Alma”, battente bandiera britannica, ancorata al porto di Siracusa, sotto un cielo che mostra i primi sintomi d’autunno - rischia di sembrare quasi l’immagine di una miliardaria qualunque che sta ormeggiando per dedicarsi allo shopping nei vicoli di Ortigia.
Non è sfottò, ma rispetto. Del valore di tutto quello che c’è - in mare, ma anche sulla terraferma - dietro all’operazione della Global Sumud Flotilla. Un sacro fuoco civile, alimentato da migliaia di attivisti di tutto il mondo, per abbattere il muro israeliano e rifornire di viveri e medicinali la popolazione, stremata, della Striscia di Gaza.
Se non ora, quando? Ma le barche sono ancora inchiodate alla casella di partenza. Annunciata urbi et orbi per il 4 settembre, slittata di tre giorni e poi all’11 prima dell’ultimo rinvio di 48 ore, poi diventato il penultimo. In mezzo - fra attacchi di droni israeliani, litigi fra direttivo e Thunberg, pseudo-attivisti che girano video da influencer e giornaliste cacciate - il problema più grosso è di tipo navale. Difficoltà logistiche, carenza di carburante, scali tecnici, persino un soccorso della locale Capitaneria di porto. In due settimane le mappe segnano una rotta che da Siracusa arriva fino a Portopalo. Se si mantenesse la stessa “velocità di crociera”, le oltre mille miglia marine per arrivare a Gaza si percorrerebbero - calcoli alla mano - non prima del 27 ottobre 2026.
Ma oggi sarà il grande giorno. «È stato liberatorio finalmente ritrovarci», esulta la portavoce di Flotilla. Alle 10 si salpa da Portopalo, rotta verso Gaza. Salvo imprevisti. Speriamo, di vero cuore, che non ce ne siano più. Perché adesso il rischio più grosso che corre la Flotilla non è legato alle minacce israeliane (l’ultima ieri sera), ma al boomerang mediatico e alla potenziale delusione di chi anche oggi manifesterà nelle piazze Pro-Pal: far passare una spedizione di pace e di umanità verso la Striscia in una pasticciata passerella che veleggia da giorni sulle coste siciliane con lo stesso annacamento di un barcaiolo che spupazza i turisti dai Faraglioni di Aci Trezza alla spiaggia di Isola Bella.