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Ponte sullo Stretto, che significa la nuova bocciatura della Corte dei Conti e cosa comporta

I giudici contabili non hanno dato il visto al terzo atto aggiuntivo alla convenzione del 2003 tra ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina. Cosa vuol dire e quali scenari apre?

Salvo Catalano

17 Novembre 2025, 18:26

23:06

Salvini e Ponte sullo Stretto

Salvini e il Ponte

Che cosa significa che la Corte dei Conti «non ha ammesso al visto» il terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero dei Trasporti e la Società Stretto di Messina? E che peso ha nel tortuoso iter autorizzativo dell'opera?

Premessa: quanto dice il ministro Matteo Salvini a commento della notizia - «Nessuna sorpresa: è l'inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso» - è in parte vero. Tra gli addetti ai lavori, dopo il primo no dei giudici contabili arrivato a ottobre, quest'altra bocciatura si riteneva consequenziale

Finita la premessa, è giusto dire che nel merito questo secondo no è probabilmente più pesante del primo. Circa un mese fa la Corte dei Conti non diede il visto di legittimità (tradotto: bocciò) alla delibera con cui il Cipess dava il suo via libera al progetto Ponte. Il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, è un organo governativo che si occupa di valutare e approvare progetti strategici di investimento pubblico. Con particolare focus sulla fattibilità economica dell'opera e le relative coperture finanziarie. Non conosciamo ancora le motivazioni per cui la Corte dei Conti ha bocciato la delibera Cipess (dovrebbero essere rese note entro fine novembre). Ma, sulla base del carteggio che ha preceduto il responso tra lo stesso Cipess e il governo, è facile intuire che alcune delle obiezioni possano riguardare i motivi imperativi di interesse pubblico, l'interlocuzione con la Commissione europea rispetto ai vincoli di natura ambientale, gli esatti oneri economici, anche in riferimento alla scelta di non indire una nuova gara d'appalto ma resuscitare quella del 2011, le modalità di scelta di alcune società di consulenza. 

Oggi la Corte dei Conti boccia il terzo atto aggiuntivo della Convenzione tra ministero dei Trasporti e Società stretto di Messina. Parliamo della convenzione del 2003, che è stata aggiornata con un atto aggiuntivo. Cosa ci sia scritto dentro questo atto aggiuntivo non è noto. Si tratta di un documento che non è stato mai pubblicato. Alle associazioni ambientaliste che lo hanno richiesto è stato risposto che sarebbe stato reso pubblico solo dopo il via libera della Corte dei Conti. Naturalmente l'atto aggiuntivo è stato messo a disposizione degli enti che devono rilasciare i pareri. Tuttavia qualcosa si può immaginare: il decreto del 31 marzo 2023, che disciplina la stesura di «uno o più atti aggiuntivi» alla convenzione, elenca di cosa un atto aggiuntivo si debba occupare: «la durata residua della concessione; il cronoprogramma relativo alla realizzazione dell'opera; il nuovo piano economico-finanziario della concessione, nel quale sono, in particolare, individuati: la copertura finanziaria dell'investimento, i ricavi complessivi previsti e le tariffe di pedaggio, il canone di utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria, i costi sostenuti dalla società, il costo complessivo dell'opera e le singole voci di spesa che lo compongono».

Negli ultimi mesi alcune di queste informazioni - come ad esempio il possibile pedaggio, la stima complessiva dei costi dell'opera - sono state rese note. Oggi arriva la nuova bocciatura della Corte dei Conti su un documento cruciale nell'iter del progetto, che viene pesantemente frenato. «È un'altra conferma - commenta Aurora Notarianni, avvocata del movimento No Ponte - che il governo ha seguito un percorso che non ha rispettato le più elementari regole del procedimento». 

E adesso? Oltre che fornire chiarimenti e integrazioni, per ottenere il visto dei giudici contabili, il governo e la Stretto di Messina potrebbero arrivare a modificare l'atto aggiuntivo o la stessa convenzione, o fare una nuova gara d'appalto. Solo leggendo le motivazioni dei giudici contabili si capirà quanto l'iter è compromesso. Altro scenario è che il governo decida di forzare la mano: adottare cioè l'atto bocciato dalla Corte con una delibera del Consiglio dei ministro che dichiari l'opera di interesse pubblico superiore. Una scelta che, però, esporrebbe il fianco a nuovi ricorsi.