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VALUTAZIONE AMBIENTALE

Piano regolatore del Porto di Catania, via libera «con condizioni» del ministero: «Siano tutelate scogliera d'Armisi e foce dell'Acquicella»

Si gioca tutto sul filo del vocabolario: in circa 120 pagine (fra parere della Commissione ministeriale e dei tecnici regionali) ci sono «raccomandazioni», «suggerimenti», «osservazioni». Da quanto saranno vincolanti dipenderà il futuro del Prp del capoluogo etneo

Luisa Santangelo

25 Ottobre 2025, 11:49

Piano regolatore del Porto di Catania, via libera «con condizioni» del ministero: «Siano tutelate scogliera d'Armisi e foce dell'Acquicella»

«Sì, però». Sono fatti quasi tutti così i decreti con i quali si concede la Vas, la Valutazione ambientale strategica, ai progetti più importanti (nel bene e nel male) per un territorio. È fatto così anche quello che ha concluso positivamente la Vas per il nuovo Piano regolatore del porto di Catania firmato nei giorni scorsi dal ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e, insieme, dall'assessore ai Beni culturali e dell'identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato. «Sì, però» si possono, o si devono, trovare soluzioni diverse per due delle misure più controverse del Prp presentato dall'Autorità portuale di Sistema del mare di Sicilia orientale: la «rinaturalizzazione» della foce del torrente Acquicella e la costruzione di una nuova darsena turistica, tombando la scogliera d'Armisi, sotto alla Stazione centrale del capoluogo etneo.

Il decreto del Mase, d'intesa con la Regione Siciliana, è stato pubblicato il 13 ottobre. È stringato: sono appena cinque paginette. Gli articoli 2 e 3, però, mettono in discussione tutto l'impianto del Piano regolatore portuale. Perché c'è scritto, in sostanza, che l'Autorità portuale deve provvedere alla «formulazione definitiva» del Prp tenendo conto di «raccomandazioni, suggerimenti, condizioni e osservazioni» sia della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale del ministero sia di quelle del dipartimento dell'Identità siciliane.

E qui diventa tutta una questione di vocabolario. Perché se un suggerimento può non essere accolto e una osservazione può non essere condivisibile, una condizione è invece un obbligo al quale sottostare. E così, dunque, diventa «parte integrante» del decreto ministeriale anche quanto scritto dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania il 21 marzo 2025, in una nota esplicitamente citata dal Mase. E cioè: «Si ritiene necessario che sia riformulata la proposta di Prp tenendo conto delle seguenti condizioni». Segue un elenco che al terzo punto recita: «Il progetto del nuovo porto turistico non includa la Scogliera d'Armisi, dalla quale deve disporsi a opportuna distanza, affinché ne sia garantita la salvaguardia fisica e percettiva».

Sarebbe una lapide sul nuovo porto turistico, se fosse una «condizione» nel significato che la Treccani dà della parola. E, soprattutto, se fosse l'unica. Perché poi, sullo stesso tema, la Commissione ministeriale invece si limita a chiedere di «verificare la possibilità di adottare, per la nuova diga di Levante del porto turistico esterno», un progetto alternativo, «preservando, in tal modo, dal tombamento la maggior parte dell'affioramento orientale». Laddove per «affioramento» si intende la scogliera lavica che occupa la costa sotto ai binari. Inoltre, ordina la Commissione, l'Autorità portuale dovrà «effettuare ulteriori approfondimenti di dettaglio sulle biocenosi», cioè l'insieme di specie animali e vegetali, che vivono sulla Scogliera d'Armisi e che «verranno tombati dalla nuova darsena turistica, assicurando il coinvolgimento di adeguate professionalità scientifiche di settore (biologi/naturalisti)».

La Commissione del ministero è, dunque, più morbida rispetto alla Soprintendenza di Catania, che quella falesia la definisce di «rilevante interesse geomorfologico, rappresentando il risultato dell'incessante azione modellatrice del moto ondoso sul fronte di una colata lavica di cinquemila anni fa circa». In ragione di questo, sottolineano gli uffici della Soprintendenza, quella scogliera «è tutelata».

Discorso diverso va fatto, invece, per l'ampliamento a sud del porto. Cioè quello che include la rinaturalizzazione della foce del torrente Acquicella. A marzo 2025 la Soprintendenza chiedeva che non venisse realizzata la nuova darsena commerciale. Ad agosto, però, sono arrivate rassicurazioni da parte dell'Autorità portuale che «si è impegnata a non realizzare la scogliera frangiflutti a difesa della foce del Vallone Acquicella». Motivo per il quale si accorda il «declassamento al livello 1 di tutela della fascia a sud dell'attuale porto».

Senza frangiflutti, la foce del fiume manterrebbe il suo corso naturale, senza «compromissioni» e senza «distruzione degli habitat relativi al duneto costiero, all'ambiente fluviale e alla battigia». Nonostante questo, i tecnici dell'assessorato chiedono che «al fine di prevenire l'interrimento della foce del vallone Acquicella, conseguente alla realizzazione della nuova darsena e al prolungamento verso sud della diga foranea, si dovrà provvedere con opportuna cadenza periodica a ridistribuire la sabbia in eccesso, riprofilando il litorale». 

Sull'Acquicella, anche la Commissione del ministero è d'accordo. «La mancata costruzione della diga a protezione della foce del torrente produrrebbe il duplice vantaggio - scrivono - di non impattare sulla sponda destra, di alto valore ecologico, e di conferire l'eventuale sedimento trasportato dal torrente direttamente al litorale». Quei materiali, comunque, dovranno essere periodicamente risistemati, in un'opera di «mantenimento periodico» dell'arenile.

Di tutto questo dovrà tenere conto l'Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale, mettendolo per iscritto in quella che tecnicamente si definisce «Dichiarazione di sintesi». Lì dentro dovranno confluire anche gli esiti delle consultazioni con il pubblico, per come si sono svolti tramite il portale delle autorizzazioni del ministero dell'Ambiente. Tra i contributi arrivati, ci sono quelli delle associazioni ambientaliste (Lipu Catania, Wwf Sicilia nord-orientale, Comitato di proposta per il Parco territoriale Monte Po - Vallone Acquicella, Volerelaluna), della società privata Tood's (che voleva fare il suo porticciolo privato, ma che è stata bloccata dal Comune di Catania) e di una consigliera comunale di Augusta.

Non si fa riferimento, invece, alla delibera votata dal Consiglio comunale del capoluogo etneo, che proponeva una serie di modifiche sostanziali al Prp, soprattutto in relazione alla cubatura autorizzabile per le nuove costruzioni. Su queste, in particolare su quelle a destinazione turistico-ricettiva e commerciale, la Soprintendenza chiede una revisione.

«I pareri delle istituzioni che finora si sono espresse contengono suggerimenti e osservazioni - replica il presidente dell'Autorità Francesco Di Sarcina - Sarà nostro compito, nel momento in cui redigeremo il Piano definitivo, contemperare tutte le esigenze e le richieste che sono emerse con le prerogative del Prp». Senza snaturarlo, ma rispondendo a tutto. I tempi rimangono un'incognita. «Non ci sono termini da rispettare, ci vorrà il tempo necessario», afferma.