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L'ESCALATION

La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti a colpi di dazi, Pechino attacca ma per Trump va tutto bene

Il rapporto bilaterale è rapidamente tornato allo scontro a poche settimane dal colloquio telefonico tra The Donald e il presidente Xi Jinping

Alfredo Zermo

12 Ottobre 2025, 22:23

La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti a colpi di dazi, Pechino attacca ma per Trump va tutto bene

La Cina ribalta sugli Stati Uniti la responsabilità dell’escalation nella guerra commerciale, sostenendo che «le recenti azioni americane hanno gravemente minato il clima dei negoziati bilaterali».

Nel primo commento ufficiale dopo la minaccia del presidente Donald Trump di imporre dal 1° novembre ulteriori dazi del 100% sul made in China, insieme a una stretta sulle esportazioni di software critici, il ministero del Commercio di Pechino ha accusato Washington di «doppi standard». Poco dopo, lo stesso Trump ha però smorzato i toni, assicurando che «andrà tutto bene».

Lo scambio a distanza prosegue da giorni. «Per lungo tempo, gli Usa hanno esagerato il concetto di sicurezza nazionale e abusato delle misure di controllo dell’export, adottando pratiche discriminatorie nei confronti della Cina», ha affermato un portavoce a Pechino, secondo cui tali azioni hanno «gravemente danneggiato i diritti e gli interessi legittimi» delle imprese cinesi. A riprova, la lista statunitense per il controllo delle esportazioni conterrebbe circa 3.000 voci, contro le 900 di quella cinese. L’irritazione del tycoon è legata all’annuncio, arrivato giovedì a sorpresa, di una nuova serie di controlli stringenti da parte di Pechino sull’export di terre rare, tecnologie e attrezzature correlate, oltre che di prodotti come le batterie agli ioni di litio. Misure «straordinariamente aggressive e ingiustificate», ha denunciato il magnate.

Un portavoce del ministero ha replicato che, nei 20 giorni trascorsi dall’ultimo round di colloqui Usa-Cina sul commercio a Madrid, Washington ha inserito ulteriori entità cinesi nelle liste di controllo e sanzioni e ha varato nuove politiche contro le spedizioni provenienti dalla Cina. Nella stessa giornata, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro soggetti cinesi coinvolti nel commercio di petrolio iraniano. Intanto le Dogane americane si preparano ad applicare, dal 14 ottobre, ingenti tasse portuali sulle merci cinesi, provvedimento al quale Pechino ha risposto con tariffe speculari.

«Minacciare la Cina con dazi elevati non è il modo giusto di affrontare la questione. La nostra posizione è sempre stata coerente: non vogliamo una guerra commerciale, ma non ne abbiamo paura», ha dichiarato il portavoce, assicurando che la Cina «adotterà misure risolute corrispondenti» se gli Stati Uniti proseguiranno su questa strada.

Il rapporto bilaterale è rapidamente tornato allo scontro a poche settimane dal colloquio telefonico tra Trump e il presidente Xi Jinping, che, secondo il tycoon, avrebbe dovuto preludere a un incontro a fine mese al forum Apec in Corea del Sud. Ipotesi mai confermata da Pechino e ora più incerta, dopo che Trump ha scritto sui social di non vedere «alcun motivo» per incontrare Xi, pur precisando in seguito di non aver cancellato il faccia a faccia. Per diversi analisti, le mosse della leadership cinese mirano a rafforzare la leva negoziale con Washington, a partire dal dossier Taiwan, ma rischiano di mettere sotto scacco il mercato globale delle terre rare. Il portavoce del ministero del Commercio ha definito «le misure legittime» per migliorare i controlli sull’export di prodotti a duplice uso e «salvaguardare la pace mondiale e la stabilità regionale», prevedendo un impatto «molto limitato» sulle catene di approvvigionamento. Ryan Hass, della Brookings Institution, osserva che, nonostante i tentativi di contenere le tensioni, «la tendenza delle relazioni è che entrambi i Paesi stanno perseguendo strategie per ridurre la dipendenza e isolarsi l’uno dall’altro». In sostanza, un disaccoppiamento: anche se i due leader dovessero incontrarsi in Corea del Sud, «sarà per stabilire una rotta, una direzione e dei limiti alla futura competizione», ha concluso.