La vicenda
Terme, la Regione non vuole arrendersi tecnici al lavoro per convincere i privati
Il destino degli storici complessi di Sciacca e Acireale ancora appesi a un filo

Terme di Sciacca
I primi due tentativi sono andati a vuoto. Ma il governo regionale non si arrende. E gli uffici sono già all'opera per trovare una soluzione. Il presidente della Regione Renato Schifani ha ribadito nelle ultime ore l'intenzione di andare avanti con la vendita delle Terme di Sciacca e di Acireale. Anche al costo di rivedere i bandi sui quali è stato registrato interesse, ma nessuna offerta. Per due volte, in realtà, i privati hanno deciso di defilarsi, di attendere nuove mosse e condizioni più favorevoli. Magari con un supporto economico ulteriore della Regione che ha già deciso di mettere sul piatto la metà dell'investimento (90 milioni). E la partita potrebbe giocarsi proprio sulla “fetta” a carico dei privati. Gruppi che potrebbero puntare a entrambe le Terme, in modo da puntare anche sui vantaggi dell'economia di scala. E su un investimento che, in Sicilia, più che in altre parti d’Italia, può fare dialogare l’aspetto legato alle cure col turismo.
Di certo, non si può dire che il governo regionale non ci stia provando a riaprire gli stabilimenti chiusi ormai da una quindicina di anni, sprofondati nelle sabbie mobili di una liquidazione che ha finito, anno dopo anno, per erodere, anche da un punto di vista strutturale, un patrimonio prestigioso. Un tentativo apprezzato anche oltre i confini di partito: un plauso pubblico a Schifani, ad esempio, era arrivato proprio dal primo cittadino saccense, Fabio Termine, oggi nel Pd, oltre che dai comitati civici della cittadina. Ma il problema alla base del flop degli ultimi due bandi è tecnico, più che politico. Il governo, gradualmente, ha provato a offrire condizioni sempre più vantaggiose ai privati. In primavera, ad esempio, ha deciso di abbassare il canone di concessione, sceso dal 5 allo 0,5 per cento. E dopo il fallimento del primo bando, ha disposto una proroga di quattro mesi, prevedendo la soppressione dell'articolo 5 dell'Avviso pubblico: «Qualora la proposta determini impatti sulla viabilità e/o sulla disponibilità di aree verdi fruibili dalla cittadinanza - questo il passaggio cancellato - l’Amministrazione richiede che l’operatore economico proponente preveda apposite opere compensative, anche di urbanizzazione, per mitigare tali impatti e che includa i lavori connessi nel perimetro della proposta». Nessun intervento a carico dei privati, nei casi in cui i lavori per avessero effetti sulle strade o sulle aree naturali fruibili dai cittadini. Ma nemmeno questo è bastato. Altro nodo da sciogliere, ad esempio nel caso di Acireale, è la previsione di includere nella cessione anche l'Hotel Excelsior, uno “stimolo” per chi, investendo sulle Terme può ricavare un ulteriore vantaggio attraverso la struttura alberghiera.
Qualcosa, comunque, cambierà. Il governatore, allo scadere, due giorni fa, del bando proroga, ha fatto riferimento a «58 accessi qualificati per Acireale e 61 per Sciacca». Le offerte non sono arrivate, ma il dato, spiega Schifani, «conferma, comunque, un interesse da parte degli operatori. Anche per questo non demordiamo. Gli uffici sono già al lavoro per predisporre nuovi bandi che possano essere più attrattivi per gli operatori economici privati». Per sciogliere qualche nodo, quindi. E, magari, come auspica qualcuno di quegli operatori, per “alleggerire” la spesa iniziale a carico di chi vuole investire.