Sisters Hope, il collettivo performativo di Copenaghen, premiato a livello internazionale e considerato una delle realtà più innovative nel panorama artistico contemporaneo, approda nel Settecentesco palazzo dei Principi Naselli di Aragona con la pluripremiata performance Sisters Academy, all'interno del programma artistico di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025. Fondato nel 2007 da Gry Worre Hallberg e Anna Lawaetz, Sisters Hope si sviluppa come una troupe internazionale di artisti e creativi di varia provenienza guidati dalla stessa Hallberg. La performance, che andrà in scena in maniera continuativa per dieci giorni, fino al 10 novembre, si concentra sul concetto di “Inhabitation”, una pratica che invita i partecipanti a immergersi completamente in una realtà artistica alternativa, per riscoprire connessioni ecologiche e immaginare futuri sostenibili.
Guidato dalla direttrice artistica e fondatrice Gry Worre Hallberg, dal direttore esecutivo Nikolaj Friis Rasmussen e dalla performer Ingrid Långström Einarsson, il collettivo riunisce un team internazionale di creativi e performer da diversi ambiti.
Il progetto affronta la crisi ecologica, sociale ed economica attraverso un approccio artistico radicale e coinvolgente, democratizzando l’estetica e offrendo un’alternativa tangibile all’attuale ordine sociale. Inoltre, incoraggia il pubblico a vivere e abitare un’opera d’arte, stimolando nuove prospettive sul nostro rapporto con il mondo e con gli altri. I partecipanti all’Accademy potranno, dunque, accedere alla scuola solo iscrivendosi come studenti per 24 ore e parteciperanno a una performance di iniziazione che li introduce a un ambiente sensoriale, definendo tutte le azioni e le interazioni, per scoprire il proprio Sé Poetico. Durante la permanenza, gli studenti vivono, mangiano, dormono e interagiscono con lo staff performativo, esplorando le possibilità di un mondo basato su principi poetici e sensuali.
Gry Worre Hallberg è il cuore creativo di Sisters Hope, avendo ideato il manifesto The Sensuous Society nel 2008 e sviluppato il metodo performativo e l’universo poetico del gruppo. Con un dottorato di ricerca in Sensuous Society, presso l’Università di Copenaghen, Hallberg è una speaker di rilievo internazionale, mentore e autrice di articoli accademici. Ha tenuto due TEDxTalks e ricevuto riconoscimenti, tra cui l’Artists Appreciation Award (2024).
Abbiamo incontrato la dottoressa Hallberg ad Aragona, nel suo studio all’interno del Palazzo Principe. La stanza si affaccia sull’imponente facciata della Chiesa Madre. Gry e la sua assistente performativa, Ingrid Långström Einarsson, mi accolgono nella stanza illuminata dalle fiammelle di diverse candele. L’atmosfera è avvolgente e incoraggia al dialogo, all’ascolto e, soprattutto, alla comprensione reciproca. Gry indossa un camicione rosso mentre Ingrid indossa un abito scuro, quasi monastico. Fuori le campane della Chiesa Madre suonano gli ultimi rintocchi della sera. Da Joseph Campbell a Luigi Pirandello, passando per Kant, ecco quello che la Hallberg ci ha raccontato.
Come e quando nasce il gruppo Sister Hope?
"Sisters Hope è un gruppo di performance e un movimento. Abbiamo iniziato nel 2007, io e la mia sorella gemella poetica, con l'obiettivo di democratizzare l’estetica, non solo nelle arti, ma dentro ogni individuo. Non volevamo che fosse solo un pensiero, un’idea, ma volevamo viverla. Era importante vivere l’idea. Dopo il crollo finanziario del 2008, il mondo è diventato sempre più insostenibile, con una conseguente crisi ecologica, sociale, discriminazione, guerre e pandemia. Quindi in questo periodo di poli-crisi, mimi-crisi, abbiamo scritto subito un manifesto che suggerisce un nuovo mondo per cercare di superare la razionalità economica come principio guida. C’è un ricercatore di miti e rituali chiamato Joseph Campbell che affermava che l’edificio più alto di una città simboleggia ciò che quella società valorizza di più. Ad esempio, l’edificio più alto di una città medievale era forse una cattedrale, che rappresentava l’attenzione spirituale, mentre l’edificio più alto di una città moderna è spesso un grattacielo che riflette il predominio del commercio. Campbell vedeva questo come una progressione storica nella civiltà occidentale, passando dai centri di potere religiosi a quelli politici e poi economici. Dei quattro pilastri della società, economia, religione, politica e arte, l’arte non è ancora stato il principio governante. L’arte non è mai stata la torre più alta."
Vogliamo entrare più nello specifico?
"Noi parliamo di trasformazione sociale attraverso la trasformazione umana; dunque una trasformazione più lenta. Non è come una rivoluzione in cui c’è un’ideologia contro un’altra. È un intervento nelle persone. Ritengo che sia un modo più sostenibile per trasformare la società. Perché tutte le rivoluzioni finiscono in un bagno di sangue..."
Parliamo del Manifesto Sensuous Society
“Il Manifesto della Società Sensuale chiede come sarebbe il mondo se l’arte fosse il principio governante e tutto fosse orchestrato o definito dalle arti e della sensibilità. E l’arte ha la sensibilità e il critico al suo cuore. Crediamo che l’estetica possa essere una medicina per curare questa crisi in cui ci troviamo. Quella società, i politici, non stanno esplorando a fondo quanto l’arte possa essere terapeutica sia per la persona, sia per l’ambiente sociale e per l’ambiente verde. Quindi vogliamo mettere in evidenza il potere dell’arte, il potere della sensibilità e della critica per superare questa crisi vivendo in una società sensibile. E non la creiamo solo come scenario, la viviamo. Quindi doniamo i nostri corpi a questa idea di abitare una società sensibile e invitiamo gli altri a farne parte. Nella società non abbiamo mai dato così tanta importanza all’arte.”
L’arte può essere dunque una medicina?
“Sì! L’arte può essere vista come medicina, non solo per una persona, ma per il collettivo, per l’ecologia, perché si guardano le cose con più amore, con più sensibilità. E questo può essere una medicina, può anche salvare i rapporti con la terra, con le persone. E quando facciamo manifestazioni, il nostro progetto, lo viviamo e lo facciamo con grande intensità affinché altri ospiti, studenti, vengano e ne facciano parte per stabilire in una connessione tra la terra e l’uomo.”
Lei ha anche realizzato un dottorato di ricerca, ce ne vuole parlare?
“Nel mio dottorato parlo dell’intersezione tra estetica ed ecologia. Quando leggo una poesia, in me evoca qualcos’altro, sperimento il mondo attraverso i sensi. È così che uso la parola estetica come esperienza sensuale. L’ecologia la intendo come un’esperienza di connessione.”
Kant afferma che l’estetica è anche etica….
“Sono consapevole del modo kantiano e lo comprendo. Penso che in una società sensuale, l’esperienza sensuale del mondo, attraverso i sensi, sia un portale per l’universo, un portale per il cosmo. L’etica naturalmente serve a questo, perché quando entri in sintonia con l’universo, sarai naturalmente, istintivamente in sintonia con le leggi dell’etica. L’arte può fare questo, perché quando apriamo i nostri sensi, questo accade. Ci connettiamo, sentiamo la connessione ecologica, e ci impegniamo naturalmente nel mondo in sintonia con la legge della vita.”
Nella società odierna tutto questo è ancora possibile?
“C’è una società che si muove sempre più velocemente, secondo la logica finanziaria. Ma c’è anche un altro flusso di cui facciamo parte, che dice che è possibile vivere in un altro modo. E tutti quelli che incontriamo, come te, diventano semi o ramificazioni nei loro ambienti, così si creano cerchi e bolle. E ogni volta che manifestiamo, sperimentiamo che si può vivere in modo diverso. Le forze della società si muovono in un’altra direzione, ma noi possiamo essere un contro flusso. Sappiamo che è possibile. Quando realizziamo il nostro progetto, seminiamo l’idea di vivere l’essenza della società e funziona come uno strumento.”