cultura
Mostra su Paolo Orsi, quando i reperti raccontano un ricercatore
A Siracusa un evento dedicato al precursore delle esplorazioni, protagonista indiscusso dell’archeologia italiana tra ‘800 e ‘900

Dai depositi del Museo archeologico regionale Paolo Orsi emergono reperti che raccontano l’archeologo Paolo Orsi, protagonista assoluto dell’archeologia italiana tra Ottocento e Novecento.
«L’amico, il maestro, il precursore delle esplorazioni archeologiche in Sicilia», questo il titolo della mostra, si articola in otto sezioni tematiche, mettendo in risalto le scoperte tra la Sicilia e la Calabria ma anche i suoi interessi. A quasi 90 anni dalla sua morte una mostra, la prima in suo onore, che ne esalta la dedizione assoluta alla ricerca. I reperti, il taccuino e l’epistolario riflettono non solo la sua instancabile attività scientifica ma anche la nobiltà d’animo e il senso dell’amicizia. Dai suoi taccuini emerge anche un profondo amore per il paesaggio e un interesse vero per la società. La mostra curata dall’archeologa Rosa Lanteri e allestita insieme all’unità operativa composta da Anita Crispino, Angelamaria Manenti, Giuseppina Monterosso, Agostina Musumeci, resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio per poi spostarsi al museo di Rovereto. Il museo a lui dedicato custodisce migliaia di reperti da lui scoperti e resta un punto di riferimento per chiunque voglia comprendere le origini più antiche della Sicilia. Sicuramente importanti furono gli scavi nelle necropoli di Megara Hyblaea nel quale già emerse il “metodo Orsi” che si distingue per la precisione delle descrizioni dettagliate. Pioniere anche nell’interesse per i resti umani alla stregua dei contemporanei. In esposizione anche il frutto dei lavori di scavo eseguiti nella necropoli del Fusco e del quartiere Acradina. Abitazioni signorili rinvenute dall’archeologo di Rovereto nell’area che va dalla stazione ferroviaria fino a piazzale Marconi è attestato dalla presenza di arredo di colonnine e statue ma anche delle fistulae aquariae plumbeae relative alle condutture idriche che semplificavano l’approvvigionamento di acqua. L’attività intensa lo vide anche nella Sicilia occidentale; nota quella di Pantelleria. Bellissimo l’anello in argento che viene esposto per la prima volta, prova della presenza araba sul colle di Sant’Elmo di Pantelleria. Dall’allestimento viene messo in risalto anche l’attenzione di Orsi per il mercato antiquario locale e straniero per evitare che si disperdessero pezzi importanti contrastando così il traffico illecito.
Una testimonianza importante riguarda un lotto di vasi protostorici acquistati dall’antiquario Peppino Auteri, che li dichiarava di provenienza siciliana. Orsi però intuì che provenivano dall’Italia centrale e non dalla Sicilia e il tempo ha confermato la provenienza dall’Etruria meridionale.