Il sit-in
Gela, il grido di un territorio che non vuole ripiombare nel baratro degli anni ‘90
L’appello lanciato dal sindaco alla famiglia Zangaloro mentre la situazione locale va all’attenzione dell’Antimafia
«Questo punto vendita deve aprire. Lo vuole la città che si è riunita qua ad esprimere solidarietà. Ho sentito la famiglia Zangaloro e rinnovo l’invito a portare a termine l’investimento che ha avviato a Gela. Non è stata possibile stasera la loro presenza ma ringraziano tutta la città. L’amministrazione comunale non risparmierà forze per vedere aperta questa attività perché deve vincere la Gela onesta non la criminalità»: così il sindaco Terenziano Di Stefano ha aperto ieri sera il sit-in da lui stesso organizzato a Macchitella davanti all’attività commerciale della catena Zangaloro che è stata incendiata venerdì scorso alla vigilia dell’apertura che avrebbe portato alla città 14 posti di lavoro.
Un gravissimo episodio che rappresenta un grave freno al tentativo di Gela di costruire un nuovo modello di sviluppo post industriale cercando di attrarre investimenti attorno al suo mare, il suo patrimonio archeologico e paesaggistico, il suo clima.

Il primo cittadino, nella condanna al gesto criminale contro chi ha scelto di investire a Gela aprendo uno dei fast food della catena siciliana, ha avuto accanto la sua Giunta, le forze politiche di tutti gli schieramenti, i sindacati, le associazioni di categoria, rappresentanze del mondo sportivo, della scuola, del volontariato. Un ringraziamento lo ha rivolto alle forze dell’ordine e alla magistratura facendo intendere che le indagini sull’attentato incendiario sono a livello avanzato. I titolari del fast food hanno dichiarato di non avere mai ricevuto minacce o richieste di pizzo.
Hanno preso la parola Armando Paolo Grimaldi in rappresentanza dei pubblici esercizi, la segretaria Cgil Rosanna Moncada, l’imprenditore Maurizio Melfa, l’insegnante Tiziana Vella, Rocco Giudice per il Cav, Luciana Vitale per il Cesvop, Antonio Cuvato per il consiglio provinciale. «Noi vogliamo vivere in una città dove non domina la criminalità, vogliamo restare qua e poter essere liberi di vivere la nostra vita», ha detto il giovane Giuseppe Cafà.
A rappresentare l’associazione antiracket di Gela c’era il presidente Salvino Legname che ha fatto riferimento agli anni Novanta al clima di piombo che si viveva a Gela tra la guerra di mafia e le estorsioni a tappeto a imprenditori e commercianti. «Non dobbiamo consentire che si ritorni indietro, che Gela ripiombi in quel baratro - ha detto - dare solidarietà alla famiglia Zangaloro è doveroso ma non basta. L’indignazione per questo grave episodio deve portarci ad una ribellione interiore. Insieme, ciascuno con i propri ruoli, dobbiamo costruire una cintura di sicurezza attorno al nuovo sviluppo economico e sociale che si comincia ad intravedere nel nostro territorio. Come associazione antiracket continueremo a fare il nostro lavoro di sensibilizzazione a commercianti ed imprenditori a denunciare e non faremo mai mancare la nostra vicinanza ed assistenza». Presente anche una delegazione della Fai di Niscemi e il coordinatore regionale Paolo Terranova.
La vicenda accaduta a Gela ai danni del punto vendita Zamgaloro sarà attenzionata dalle Commissioni antimafia nazionale e regionale. Al tavolo dell’Antimafia nazionale lo porterà la senatrice Dem Enza Rando che ieri mattina, insieme ad una delegazione del partito locale, ha incontrato il primo cittadino in municipio portando solidarietà alla “Gela sana”. In serata è intervenuto anche il presidente dell’Antimafia Antonello Cracolici secondo cui «Gela ha bisogno di rilanciare la lotta al racket e la libera impresa».
Il sindaco intanto continuerà a tenersi a stretto contatto con la famiglia Zangaloro sperando che non rinuncino all’investimento a Gela. La risposta forte da dare alla criminalità è che il fast food apra i battenti, e la città tutta partecipando con varie delegazioni al sit-in di ieri ha voluto far sentire la voce di una comunità accogliente verso chi vuole investire portando lavoro e sviluppo. «La vera Gela è quella che sta davanti a questo punto vendita incendiato, che volta le spalle alle azioni di pochi criminali», è stato rimarcato più volte durante il sit-in.

