×

La tragedia

Strage di Casteldaccia, chiuse le indagini: sei gli indagati, ipotesi di omicidio colposo e lesioni gravissime

Secondo l'accusa formulata dalla procura di Termini Imerese, dietro alla morte dei cinque operai ci sono state omissioni di sicurezza che hanno reso letale la fuga di acido solfidrico

Luigi Ansaloni

03 Dicembre 2025, 12:00

12:46

strage Casteldaccia

La Procura della Repubblica di Termini Imerese ha chiuso la fase delle indagini preliminari sulla “strage” sul lavoro del 6 maggio 2024 a Casteldaccia, in cui persero la vita i cinque operai Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri. Le vittime morirono in pochi istanti all’interno di una vasca di raccolta dei liquami mentre tentavano di eliminare un’ostruzione.

Dopo mesi di accertamenti, i pubblici ministeri titolari del procedimento, Elvira Cuti e Giacomo Barbara, hanno iscritto sei persone nel registro degli indagati – oltre alle società Quadrifoglio Group srl e Amap spa – ipotizzando i reati di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa antinfortunistica, lesioni personali colpose gravissime e, per gli enti, la responsabilità amministrativa.

Secondo l’atto notificato alle parti, gli indagati sono: Nicolò Di Salvo, 67 anni, geometra e legale rappresentante della Quadrifoglio Group srl di Partinico, datore di lavoro di quattro delle cinque vittime e responsabile del servizio di prevenzione e protezione; Wanda Ilarda, dipendente Amap incaricata del procedimento nella fase di affidamento e aggiudicazione dei lavori di manutenzione della rete fognaria; Salvatore Rappa, di Amap, responsabile del procedimento in fase esecutiva, dirigente dell’unità ANP/occ e responsabile del servizio prevenzione e protezione; Gaetano Rotolo, figura apicale dell’azienda comunale, responsabile dell’unità ANP/ore e direttore dei lavori nell’ambito dell’Accordo Quadro 2022–2024; Sergio Agati, responsabile dell’unità IESF dedicata agli impianti elettrici dei sollevamenti fognari di AmapGirolamo Costa, RSPP della stessa Amap.

Per la Procura, tutti gli indagati, ciascuno per le rispettive competenze tecniche e gestionali, avrebbero omesso o gestito in modo irregolare aspetti essenziali della sicurezza, esponendo i lavoratori a un rischio estremo durante l’intervento. Le contestazioni riguardano, tra l’altro, la assenza di una compiuta valutazione del rischio in ambienti confinati; la predisposizione incompleta o non conforme dei Piani di Sicurezza e Coordinamento (Psc) e dei Pos; la mancata individuazione di un coordinatore per l’esecuzione; l’omesso controllo sull’impiego di autorespiratori e rilevatori multi-gas; e una generale sottostima dei pericoli presenti nella vasca oggetto dei lavori.

Tali carenze, attribuite in modo distinto a ciascun indagato in base al ruolo, avrebbero consentito l’accesso dei lavoratori alla vasca senza dispositivi di protezione adeguati né una reale consapevolezza del rischio. Nel corso del tentativo di inserire una sonda per localizzare l’ostruzione, si sarebbe sprigionato acido solfidrico in concentrazioni letali, causando la immediata perdita di coscienza del primo operaio sceso e, nella dinamica della cosiddetta “catena di solidarietà”, il decesso dei colleghi accorsi in soccorso.

Le indagini hanno riguardato anche le gravissime lesioni riportate da un altro lavoratore, sopravvissuto ma con una compromissione polmonare significativa, evento anch’esso ricondotto, per l’accusa, alle medesime omissioni. Contestualmente, alla Quadrifoglio Group srl e ad Amap spa è stata contestata la responsabilità amministrativa per fatti colposi in materia di sicurezza sul lavoro: secondo la Procura, le due società non avrebbero adottato modelli organizzativi idonei a prevenire reati della stessa specie e avrebbero conseguito un indebito risparmio di spesa a scapito di formazione, vigilanza e misure di protezione obbligatorie.

Resta confermato quanto già reso noto sulle operazioni autoptiche. La mattina di giovedì 9 maggio 2024, all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, la pm Cuti ha conferito l’incarico per le autopsie sui cinque operai a Stefania Zerbo, Ginevra Malta, Erika Serena SorrentinoTommaso D’Anna. Gli accertamenti sono iniziati sulle salme di Alsazia, La Barbera e Giordano e proseguiti il giorno seguente su quelle di Miraglia e Ranieri, con l’obiettivo di verificare la compatibilità dei decessi con l’inalazione di gas tossici e un quadro di asfissia acuta. Alle operazioni erano presenti anche i medici legali nominati dalle parti offese.

I familiari di Giuseppe La Barbera, il più giovane, 29 anni, tramite il consulente per la Sicilia Alessio Tarantino, si sono affidati a Studio3A–Valore spa, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, nominando come legali di fiducia gli avvocati Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Maria Cialona. La Barbera, residente a Villabate, sposato e padre di due bambini di uno e quattro anni, era l’unico dei cinque a non essere alle dipendenze della Quadrifoglio, ma di Amap con un contratto interinale; secondo le ricostruzioni, non avrebbe dovuto trovarsi in quell’ambiente e si sarebbe calato nella vasca solo per prestare aiuto ai colleghi in difficoltà.

I familiari ribadiscono di attendersi «risposte forti dalla giustizia», auspicando che venga accertata ogni responsabilità per una tragedia che ha colpito nel modo più crudele cinque lavoratori impegnati in un servizio essenziale.