Operazione “Parco giochi”
Per "riconoscersi" nel clan attaccavano lo scudetto del Milan: «Con questi adesivi stiamo volando»
Nella chat "dei milanesi" arrestati dai carabinieri finisce anche la foto di un nipote di un esponente del clan (rivale) Mazzei
Nella chat dei “milanesi” del “parco giochi” di San Giorgio, che giovedì sono stati arrestati dai carabinieri, è finita anche la foto di un giovane nipote di un esponente di spicco del clan Mazzei. Un commento a quello scatto per gli investigatori è la prova del senso di appartenenza chiusa e riservata del gruppo social solo a chi è un esponente dei cursoti milanesi. E nonostante avessero giocato con lo stemma della squadra del Milan, gli indagati su più fronti specificavano che erano “milanesi” del clan mafioso e non tifosi “milanisti”. Il gip, a dimostrazione di questa ricostruzione, cita un commento di Seby Torrisi (indagato) su una foto che ritrae Filippo Pellegrino, figlio di Antonio Gianluca Pellegrino e nipote del boss dei Mazzei Gaetano Pellegrino (i due sono fratelli del consigliere comunale Riccardo, ndr), che indossa la casacca del Milan. «Anche i carcagnusi scelgono Milan». Ma Torrisi rimarcava: «Loro possono essere milanisti». Per il gip l’intento era evidenziare che Pellegrino, considerato vicino ad un clan mafioso contrapposto, poteva dirsi tifoso del Milan ma non certo “Milanese”.
Lo stemma dei rossoneri era diventato anche una figurina adesiva che gli indagati avevano attaccato alle auto e alle moto. Alessandro Caffarelli, in un’occasione, caricava nella chat di gruppo «fotogrammi di veicoli con adesivi ritraenti lo scudetto del Milan o di persone che indossavano indumenti con il medesimo marchio». Lo scatto faceva registrare entusiasmo nei social. Orazio Santagati scriveva: «Ormai con questi adesivi stiamo volando». Ma Caffarelli, per gli investigatori il gestore della piazza di spaccio di Misterbianco, invitava il compagno a essere più cauto: «A poi al giudice che gli dicono: “che tifano Milan?”». Una vera e propria ammissione del significato effettivo dell’utilizzo della simbologia. E un’affermazione che è diventata una vera e propria premonizione considerando gli arresti di due giorni fa.