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L'Interrogazione

Mili insorge: impianto per rifiuti vicino al pozzo Oteri, scatta la battaglia legale

Cittadini in rivolta, ricorsi al Tar e interrogazioni per tutelare salute e fondi Pnrr

Redazione Messina

18 Novembre 2025, 07:42

Impianto di Mili

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La realizzazione di un nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti a Mili, frazione della città dello Stretto, continua a sollevare forti tensioni e proteste tra i cittadini e le istituzioni locali. La principale criticità riguarda la vicinanza dell’area al centro abitato, a strutture sensibili come impianti sportivi comunali e al pozzo “Oteri”, da cui viene prelevata l’acqua potabile distribuita in città: «Un po’ come se volessi fare un impianto per l’umido in via Notarbartolo, per capirci», spiega Nino Germanà, senatore e segretario regionale della Lega. Questi fattori hanno alimentato timori per la salute pubblica e per l’impatto ambientale, rendendo il progetto oggetto di un acceso dibattito pubblico.

Il comitato cittadino “Amo il mio paese” ha da tempo intrapreso diverse iniziative per contrastare la realizzazione dell’impianto. Tra queste figura un ricorso amministrativo al Tar Sicilia, finalizzato all’annullamento del decreto regionale che autorizza la costruzione dell’impianto. La vicenda ha ora superato i confini locali, approdando in parlamento con un’interrogazione di Germanà, che ha chiesto al governo nazionale di valutare attentamente la situazione e di intervenire: «Sussiste un grave pregiudizio per la salute pubblica legato alla realizzazione di questo impianto destinato al trattamento della frazione umida dei rifiuti e a supporto del ciclo depurativo nell’area di Mili – ha sottolineato –. L’ubicazione dell’impianto contrasta con la legge regionale 9/2010, la quale prevede che i siti di gestione dei rifiuti siano collocati ad almeno tre chilometri dal perimetro del centro abitato. Il Comitato tecnico scientifico della Regione Siciliana, inoltre, ha già evidenziato gravissime criticità e potenziali interferenze con le attività circostanti».

Il senatore sottolinea la vicinanza di strutture particolarmente sensibili: un fabbricato adibito a civile abitazione, il Pala Mili frequentato da bambini e adulti, il pozzo “Oteri” per la fornitura di acqua potabile, e una casa di cura situata a circa 750 metri dall’area destinata all’impianto. «Per la conoscenza diretta dell’area – aggiunge Germanà – è impossibile ignorare i rischi derivanti dalla prossimità di queste strutture».

Nonostante la pendenza del contenzioso amministrativo e le diffide formali avanzate dal comitato cittadino, Invitalia Spa ha indetto la procedura aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori. L’appalto è stato rapidamente aggiudicato al raggruppamento temporaneo di imprese guidato dal Consorzio Stabile Energos, con l’obiettivo di rispettare i tempi previsti dai fondi PNRR. «Va detto chiaramente – continua il senatore della Lega – che l’eventuale accoglimento del ricorso al Tar legittimerebbe l’impresa aggiudicataria a esperire azioni risarcitorie. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente, della Salute, delle Infrastrutture, degli Affari europei, del Sud e delle politiche di coesione. L’obiettivo è verificare se il governo sia a conoscenza delle palesi violazioni di legge e dei principi di prudenza che caratterizzano l’iter autorizzativo, promuovendo, se necessario, la sospensione immediata di ogni attività connessa all’avvio dei lavori, fino alla definizione del contenzioso. In alternativa, occorrerebbe individuare una localizzazione differente che consenta di salvaguardare i fondi PNRR ed evitare lo spreco di risorse pubbliche».

La vicenda di Mili ha acceso un acceso dibattito politico e sociale, con il comitato e i residenti che continuano a chiedere maggiore tutela per la salute dei cittadini e il rispetto della normativa vigente. La questione solleva interrogativi sul bilanciamento tra esigenze di sviluppo infrastrutturale e sicurezza ambientale, sottolineando l’urgenza di un confronto trasparente e di scelte responsabili da parte delle autorità competenti.