Salute
Allarme obesità: un ragazzo su 4 in sovrappeso, in Sicilia il 33,8%
Una condizione che riguarda più di un adolescente su tre in sette delle dieci regioni del Mezzogiorno che sono ben sopra la media nazionale
In Italia il 26,7% dei bambini e dei ragazzi tra i 3 e i 17 anni – più di uno su quattro – è in sovrappeso. La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove in sette regioni su dieci le percentuali superano la media nazionale: la Campania guida la classifica con il 36,5%, seguita da Calabria (35,8%), Basilicata (35%) e Sicilia (33,8%). All’estremo opposto, i valori più contenuti si registrano nelle Province autonome di Trento (15,1%) e Bolzano (17,4%), in Friuli Venezia Giulia (18,4%) e in Lombardia (19,5%).
È il quadro tracciato dal decimo Rapporto sull’obesità in Italia, curato da Auxologico IRCCS e presentato all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il documento è frutto del lavoro congiunto di una trentina di clinici e ricercatori italiani e stranieri. «L’obesità è uno dei maggiori problemi di salute pubblica – dice il ministro della Salute Orazio Schillaci – e come dimostra il rapporto, riguarda anche i bambini. Per questo è fondamentale agire sulla prevenzione, attraverso corretti stili di vita».
Le stime più recenti dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano che nel 2022 le persone adulte con obesità erano 890 milioni (16%) e 2,5 miliardi (43%) risultavano in sovrappeso.
In Italia, secondo Istat 2023, quasi 23 milioni di maggiorenni – pari al 46,3% – presentano un eccesso ponderale, ossia un indice di massa corporea pari o superiore a 25. Tra questi, circa 5,8 milioni (11,8%) rientrano nella fascia dell’obesità, con BMI uguale o superiore a 30.
«Negli ultimi decenni – si legge nel Rapporto – l’obesità mostra tassi di crescita in costante aumento a livello globale, al punto da essere ormai considerata una vera e propria epidemia, con tutte le implicazioni che questo comporta per la salute pubblica».
Una condizione che richiede «un impegno importante in termini di salute e spesa pubblica» poiché «la sindrome metabolica non affrontata e curata nei tempi e nelle modalità corrette presso centri sanitari specializzati, conduce inevitabilmente a complicanze che interessano praticamente tutti gli organi vitali del paziente affetto da obesità».
Da qui la necessità di prendere in carico chi è già malato, ma anche di potenziare prevenzione e diagnosi precoce dei prodromi che possono sfociare nelle forme più gravi, con le numerose patologie correlate. «In questa direzione – aggiunge Schillaci – vanno le attività del Ministero della Salute e la legge che in Italia, prima al mondo, riconosce l’obesità come malattia cronica, prevedendo interventi significativi sul piano della prevenzione e della cura dell’obesità, ma anche per la formazione specifica del personale sanitario». «L’obesità e in generale i disturbi del comportamento alimentare costituiscono linee prioritarie di ricerca e di intervento clinico del nostro Irccs, che ormai opera da mezzo secolo – sottolinea il presidente di Auxologico, Mario Colombo – un unicum in Italia per i casi clinici trattati nei propri ospedali e centri territoriali, che vede nel prossimo futuro l’ampliamento di una presenza in Regione Lazio e Regione Calabria».