dall'inchiesta di palermo
Gli appetiti dei privati sull'Ast e il ruolo di Cuffaro. «Il progetto va avanti se mio fratello Totò lo manda avanti»
Nel 2023 sulla moribonda Azienda siciliana trasporti si concentrano le attenzioni di una cordata di imprenditori, tra cui il fratello di Totò, Giuseppe Cuffaro, e Antonio Graffagnini, di Sais Autolinee
«Ci dobbiamo mettere sempre vicino al sole, perché qualsiasi cosa poi si risolve in automatico». Per Antonio Graffagnini, uno dei proprietari di Sais Autolinee, il sole da avvicinare erano le stanze che contano della politica regionale. E lo strumento per arrivare più in alto possibile aveva un nome e cognome: Totò Cuffaro. Il leader della Dc avrebbe dovuto essere il passepartout per far entrare l'Ast (l'Azienda siciliana trasporti) dentro un consorzio privato, il jolly da giocare nell'imminente bando per il trasporto pubblico locale da 800 milioni di euro che la Regione avrebbe lanciato da lì a breve per ridistribuire tutte le tratte regionali, dopo 80 anni di attesa. Non sapeva Graffagnini (non indagato) che alla fine sarebbe stato lui, intercettato nell'ambito di un'altra indagine, a portare i carabinieri del Ros sulle tracce degli affari poco leciti di Cuffaro.
L'Azienda siciliana trasporti è un tarlo che tutti gli ultimi governi regionali hanno provato ad affrontare, con approcci diversi. Conti in rosso, autobus vecchi, pendolari lasciati a piedi, migliaia di tratte saltate e dismesse. Negli anni la partecipata della Regione ha a poco a poco lasciato sempre più spazio alla concorrenza privata, tenendo per sé soprattutto le tratte sociali, quelle meno remunerative. Ha perso, ad esempio, il servizio urbano in città come Siracusa, Ragusa ed Acireale. Nel 2023, all'inizio dell'era Schifani, la volontà sembra quella di dismettere la società. Negli stessi mesi, raccontano le carte della Procura di Palermo, altri soggetti progettano di spartirsi quel che resta dell'azienda pubblica.
Un progetto riguarda l'ipotesi di acquisizione da parte del gruppo Ferrovie. Ne parlano Giuseppe Cuffaro - fratello di Totò, e amministratore della Cuffaro Tours srl - e Antonio Graffagnini, che oltre a essere proprietario di Sais Autolinee è anche presidente di Anav Sicilia, l'associazione che riunisce tutti i privati del settore. I due discutono del progetto dietro cui ci sarebbe «Dario Ferrovia», cioè Dario Lo Bosco, oggi presidente di Italferr (società di progettazione del gruppo Ferrovie), che con i Cuffaro condivide un'amicizia che nasce nello stesso paese di origine: Raffadali.
«Giuseppe Cuffaro - scrivono i magistrati - sosteneva che Lo Bosco sarebbe andato avanti con il proprio progetto solo ed esclusivamente se suo fratello (Totò Cuffaro) fosse stato d’accordo». Lo Bosco, diceva Giuseppe Cuffaro, «va avanti se mio fratello lo manda avanti, se no lo stoppiamo, se a noi la cosa non ci piace». Il perché due imprenditori privati come Cuffaro e Graffagnini volessero caldeggiare l'operazione lo dicono loro stessi, sempre intercettati dal Ros: «Non sembra che voglia nuocerci, anzi ci vuole come partner in questa cosa», sottolinea Giuseppe Cuffaro. Mentre poco dopo emergeva chiaramente il ruolo di Totò: «Lo Bosco aspetta un ok da parte del presidente della Regione... Che dovrebbe essere mio fratello a farglielo fare». Pochi mesi dopo però il progetto di coinvolgimento di Ferrovie sembra superato da un'alternativa più allettante.
Nel 2023 tra le aziende private del settore c'è un grande trambusto. La Regione ha annunciato che finalmente, dopo 80 anni di proroghe, verrà bandita la prima gara per assegnare tutte le tratte siciliane per nove anni. Antonio Graffagnini lavora per mettere insieme diverse aziende in un consorzio, il Consorzio siciliano trasporti. E tra queste vorrebbero tirare dentro anche l'Ast. «L’ingresso di Ast - sottolineano gli inquirenti - nelle intenzioni di Graffagnini, avrebbe garantito loro una forte copertura politica». «Ci dobbiamo mettere sempre vicino al sole - dice Graffagnini - Perché qualsiasi cosa poi si risolve in automatico! Se siamo un domani soli ce la fanno pesare mille volte! Con questo discorso ci mettiamo dentro anche una parte della politica...».
Giuseppe Cuffaro, anche lui dentro il Consorzio, ne va a parlare con Mario Parlavecchio, in quel momento dirigente di Ast, in passato deputato regionale e assessore proprio in una delle giunte Cuffaro. «Ho parlato con Parlavecchio, c’è la possibilità che loro, invece di farla in house, entrano nel consorzio». Il sistema sarebbe stato il seguente: «Noi gli garantiamo tutto il chilometraggio che loro hanno… in più l’extra che loro prendono dalla Regione… invece di prendere una gara a un euro e venti, la pigliamo a un euro e settanta e a loro gli riconosciamo l’extra in più che gli dà la Regione». A quel punto Parlavecchio avrebbe avuto bisogno «dell'appoggio politico», cioè di Totò Cuffaro. «È importante per impostare tutto il resto - dice Graffagnini parlando con la madre Alessandra Scelfo - perché se ci andiamo soli, siamo soli e ci dobbiamo organizzare diversamente. Se siamo con lui, il discorso cambia». L'incontro tra Totò Cuffaro e Graffagnini avviene il 25 agosto del 2023. «È in piena lunghezza d'onda», commenta il proprietario di Sais Autolinee dopo avergli parlato.
L'attenzione degli investigatori prende poi una strada diversa e non si conoscono i successivi sviluppi del progetto. La storia racconta che alla fine l'Ast non viene venduta, né inglobata nel consorzio. La ricca torta da 800 milioni divisa in quattro lotti viene assegnata a quattro consorzi dove sono confluite tutte le 74 imprese private siciliane, guidati dai big del settore tutti in mano agli eredi della famiglia Scelfo.
