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Il caso

Augusta, bloccato l'impianto da 500mila tonnellate di immondizia al Porto commerciale: la Regione annulla l'autorizzazione

Il dipartimento Ambiente ha revocato in autotutela il permesso concesso alla società Hub Cem Augusta per lo stoccaggio, ai fini della spedizione, di rifiuti speciali e non sulla banchina dell'infrastruttura megarese

Luisa Santangelo

01 Ottobre 2025, 23:30

01 Ottobre 2025, 22:26

Augusta, bloccato l'impianto da 500mila tonnellate di immondizia al Porto commerciale: la Regione annulla l'autorizzazione

Autorizzazione annullata. Che non è una cosa che capita tutti i giorni, soprattutto quando si tratta di impianti per il trattamento dei rifiuti. Invece stavolta i cittadini di Augusta possono tirare un sospiro di sollievo: l’impianto della società Hub Cem Augusta per lo stoccaggio di 500mila tonnellate di immondizia pericolosa (e non) non s’ha da fare. Questa mattina il dipartimento Rifiuti ha annullato in autotutela l’autorizzazione, concessa il 12 giugno 2025, per lo stazionamento della spazzatura nel porto commerciale megarese.

Un permesso, i cui dettagli sono stati rivelati da La Sicilia, che ha generato l’apprensione dei residenti sul territorio e l’attenzione degli uffici della procura di Siracusa, che avrebbero inviato alla Regione una richiesta di acquisizione documentale. Dagli atti emerge che l’impianto ha un’area di pertinenza di 5.900 metri quadrati, dove potranno essere stoccati per sei mesi, in attesa di essere spediti fuori regione via nave, ceneri pesanti, scorie, scarti della pirolisi, oltre che vetro, metalli e, in generale, rifiuti non putrescibili.

La scoperta dell'autorizzazione

Il caso è scoppiato il 3 agosto, quando gli ambientalisti del coordinamento Salvare Augusta hanno notificato alla Regione Siciliana una richiesta di annullamento in autotutela del permesso, evidenziando un lungo elenco di criticità nell’iter amministrativo. La prima è l’assenza di coinvolgimento delle istituzioni: l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto è stata data senza che siano arrivati i pareri finali dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente; del Comune di Augusta; del Servizio igiene degli ambienti di vita dell’Asp di Siracusa; e addirittura del dipartimento Ambiente della stessa Regione. Amministrazioni «omissive», si legge nell’autorizzazione unica, che non si sono espresse pure se «ripetutamente sollecitate».

Così viene ritenuto valido il meccanismo del silenzio-assenso, nonostante in procedimenti amministrativi che riguardano ambiente e salute pubblica non dovrebbe essere previsto. Gli attivisti di Salvare Augusta, nelle loro rimostranze, segnalano inoltre che l’impianto di Hub Cem «dista meno di un chilometro dal perimetro del centro abitato della città di Augusta (circa 600 metri)» e meno di 300 metri dal perimetro dell’area protetta delle Saline (Hub Cem parla di 1,3 chilometri).

La presa di distanze della politica

All’indomani della pubblicazione della notizia la reazione della politica del territorio è piuttosto accesa. Il sindaco di Augusta Giuseppe Di Mare, in un video su Facebook, per commentare il silenzio del Comune di Augusta, aveva risposto: «Il sindaco non ha mai ricevuto nessuna richiesta di convocazione alla conferenza dei servizi. L’hanno ricevuta gli uffici che non hanno partecipato, ma non per omertà». Di Mare annunciava, quindi, il ricorso al Tar e la richiesta alla Regione di rivedere la decisione e bloccare l’impianto.

Nelle stesse ore, il sindaco di Melilli Peppe Carta, che è anche presidente della commissione Ambiente all’Ars, aveva depositato un’interpellanza urgente all’assessorato regionale. «L’autorizzazione di un impianto con una capacità di 500mila tonnellate annue di rifiuti pericolosi senza adeguate verifiche equivale a condannare ulteriormente un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo in termini di salute e ambiente», diceva.

«Motivi di annullabilità»

Le uniche rimostranze che la Regione sembra avere deciso di accogliere sono quelle del primo cittadino Di Mare. Fatte le dovute verifiche sollecitate dal Comune di Augusta, gli uffici di Palermo scrivono: «Il procedimento istruttorio è risultato carente, dovendo acquisire le determinazioni in materia di Vinca da parte del Comune di Augusta, a cui compete la suddetta procedura [...] nonché il parere della Soprintendenza ai Beni culturali di Siracusa». Da cui la sussistenza, si legge nel decreto, dei «motivi di annullabilità». Per il momento, quindi, il procedimento per Hub Cem deve fermarsi.

La società, con sede alla zona industriale di Catania, è una di quelle della galassia dei fratelli Gaetano ed Emanuele Caruso di Paternò, ormai al vertice di un impero nel settore della gestione dei rifiuti, passato indenne da una serie problemi legali. Sequestri e indagini che si sono quasi sempre risolte bene, per la famiglia. L’unico che resta in piedi è il processo, a carico del solo Emanuele Caruso (insieme alla compagna Daniela Pisasale) per una questione di mazzette a Bellolampo, nel Palermitano. Condannato in primo e secondo grado, si attende l’esito della Cassazione. Sempre ad Augusta, in contrada San Cusumano, i Caruso hanno l’impianto Rigenia, per il trattamento dei rifiuti liquidi. Anche in questo caso, pericolosi e non.