il caso
Allarme rifiuti alle Riserva: undici arresti dal 2023 e appello per la bonifica
Una coppia sorpresa a bruciare rifiuti: smaltimenti illeciti attorno alle vasche delle saline di Trapani e Paceco, WWF e Capitaneria sollecitano bonifiche

Un intervento della Guardia Costiera
Sono ben undici, dal 2023 ad oggi, gli arresti e le condanne per reati legati a rifiuti, illecito smaltimento, combustione e traffico, concentrati nell’area accanto alla Riserva Orientata Saline di Trapani e Paceco, a pochi metri dalla strada provinciale 21, vicino alle vasche di produzione del prezioso sale marino.
Ne ha dato notizia il WWF Italia, che gestisce lo spazio naturalistico ed è impegnato in un'azione di tutela della fauna e della flora della zona.
Il dato è stato diffuso in occasione dell’ultimo episodio criminale che ha interessato il territorio della riserva, quando il personale della Capitaneria di Porto ha tratto in arresto due coniugi trapanesi colti in flagrante mentre incendiavano rifiuti speciali accanto alla riserva.
L'area, che si trova in prossimità dei fiumi Lenzi e Baiata, è stata di fatto trasformata in una discarica abusiva e negli anni l'abitudine ad abbandonarvi materiale non ha avuto fine.
I responsabili, con precedenti specifici, sono stati arrestati e l’intera zona è stata posta sotto sequestro.
“Un’azione – dice la direttrice della riserva Silvana Piacentini – che conferma l’impegno della Guardia Costiera a tutela dell’ambiente. Negli anni i militari hanno operato con costanza, professionalità e determinazione su più fronti: difendendo le nostre acque, il suolo e l’aria, prevenendo e reprimendo condotte illecite che minacciano un patrimonio unico e fragile.”
Nonostante arresti e condanne, come già avvenuto in passato con le note misure cautelari che coinvolsero diversi imprenditori della zona, il fenomeno continua a ripetersi. Chi brucia continua a bruciare, chi smaltisce illegalmente continua a farlo.
“Siamo di fronte a un problema culturale – aggiunge Piacentini –: in alcuni casi si tratta di comportamenti dettati da ignoranza e dalla mancanza di consapevolezza del danno arrecato; in altri, di veri e propri traffici di rifiuti organizzati per trarre profitto.”
La Capitaneria di Porto ha svolto comunque un ruolo fondamentale nel contrasto alle pratiche illecite che minacciano il patrimonio ambientale. Nelle vicinanze della riserva, sono stati segnalati e perseguiti casi di privati e ditte, sottoposti a misure cautelari per aver interrato, smaltito o bruciato rifiuti accanto all’area protetta.
“Riteniamo che non basta fermare gli abusi – aggiunge Piacentini –: le aree deturpate impoverite dal degrado e dall’inquinamento devono essere recuperate e risanate. Se non si interviene con progetti concreti di bonifica, il problema perdurerà e le discariche abusive, le contaminazioni residue, continueranno a produrre danni anche dopo che i responsabili saranno assicurati alla giustizia.”
La direttrice ha infine ringraziato la Procura della Repubblica di Trapani, “che con costanza sostiene queste azioni di legalità e tutela ambientale”.