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Il caso

Farmaco a Messina Denaro, per i periti il medico Tumbarello ha dovuto vederlo di persona

La prescrizione del Tavor al boss di Cosa Nostra, che si presentava come Andrea Bonafede, non poteva essere fatta senza una visita

Leandro Perrotta

01 Ottobre 2025, 20:07

01 Ottobre 2025, 20:05

Alfonso Tumbarello e Matteo Messina Denaro

Alfonso Tumbarello e Matteo Messina Denaro

Secondo i periti nominati dal tribunale di Marsala la prescrizione del farmaco Tavor intestata ad Andrea Bonafede, alias usato dal boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro durante la latitanza, avrebbe richiesto un colloquio diretto con il paziente. La conclusione è stata resa nell’ambito del processo a carico del medico Alfonso Tumbarello, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il parere dei periti

Per la Direione distrettiale antimafia di Palermo il professionista di Campobello di Mazara avrebbe avuto in cura Matteo Messina Denaro durante la latitanza sapendo che si presentava con l’identità del geometra Andrea Bonafede, suo favoreggiatore. Le ricette e le prescrizioni risultavano a nome di Bonafede, effettivo assistito del dottore ma, secondo l’accusa, il reale destinatario dei trattamenti era il boss trapanese. Le valutazioni dei consulenti, secondo cui per quel tipo di medicinale era necessario un confronto clinico "de visu" con il paziente, corroborerebbero la ricostruzione.

La difesa di Tumbarello

Tumbarello ha sempre sostenuto di ignorare che il beneficiario delle cure fosse un latitante e di essersi fidato delle spiegazioni di Bonafede, il quale avrebbe riferito a Tumbarello di essere malato di cancro e di non presentarsi in studio «perché non voleva si sapesse della sua malattia». Esaurito l’esame dei periti, il dibattimento è stato aggiornato al 22 ottobre per la sentenza. Il pm Gianluca de Leo ha richiesto per il medico la condanna a 18 anni di reclusione.