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Favara

Dentro il soccorso in acqua: intervista ai sommozzatori e al nucleo SAF

Tra pioggia torrenziale e silenzio inquietante: il cuore del soccorso in acqua a Favara

Redazione Agrigento

01 Ottobre 2025, 15:36

01 Ottobre 2025, 15:34

Dentro il soccorso in acqua: intervista ai sommozzatori e al nucleo SAF

La pioggia incessante che trasforma le strade in veri fiumi, il rombo dell’acqua mista a fango che scorre furiosa in un canalone sotterraneo, le urla disperate che si perdono nel vuoto: è dentro questa tensione che si muovono i sommozzatori e il nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale). A Favara, dove una donna di 38 anni è stata travolta da un canalone d'acqua, il loro lavoro si gioca sulla sottile linea tra vita e morte.

Soccorso in condizioni estreme

Il nubifragio caduto nella mattina del 30 settembre 2025 ha colpito Favara con una violenza straordinaria, trasformando le vie del centro in pericolosi corsi d'acqua. La donna dispersa, madre di famiglia, si trovava in via Sottotenente Bosco quando è stata risucchiata dal corso d’acqua sotterraneo vicino a piazza della Libertà, nel rione “Conzu”. Le ricerche, concentrate soprattutto nel Vallone Cicchiddu, si sono subito rivelate complesse e delicate.

SAF

L’intervento vede protagonisti i vigili del fuoco del Comando provinciale di Agrigento, insieme al nucleo Saf e ai sommozzatori provenienti da Palermo. Questi specialisti si muovono all’interno di scenari molto pericolosi, dove la furia delle acque, i fondali insidiosi e la scarsa visibilità mettono a dura prova ogni singola operazione.

Tecniche, procedure e rischi del soccorso in acqua

Abbiamo raccolto testimonianze e descrizioni di come si svolge concretamente questo tipo di soccorso, dalla preparazione iniziale all’azione sul campo.

I sommozzatori e il nucleo SAF operano in sinergia per garantire l’efficacia e la sicurezza dell’intervento. Le procedure prevedono innanzitutto un’accurata valutazione del terreno e delle condizioni ambientali. Nel caso specifico del canalone sotterraneo, si procede con l’ispezione dettagliata di ogni tratto accessibile, spesso calandosi nelle voragini o ispezionando i corridoi sommersi con torce e attrezzature specifiche.

Una delle difficoltà maggiori è la presenza di detriti e il rischio di ulteriori smottamenti o correnti impetuose. Le acque fangose limitano la visibilità e aumentano la probabilità di intrappolamento per i soccorritori stessi. Per questo si utilizzano sistemi di sicurezza come funi di ancoraggio, segnali luminosi e comunicazioni radio dedicate tra i membri della squadra.

Dal punto di vista tecnologico, si fanno largo uso di gommoni resistenti e varchi specifici per l’accesso all’acqua, unitamente a strumenti sonar e telecamere subacquee, che aiutano a scandagliare zone altrimenti impervie e pericolose. Questi dispositivi sono fondamentali soprattutto nei canaloni coperti e nei tombini, dove spesso la presenza di urla ha guidato i soccorritori in azioni di verifica diretta.

Il lavoro invisibile e silenzioso del nucleo SAF

I membri del nucleo SAF sono specializzati nelle operazioni in ambienti impervi, come grotte, montagne e appunto corsi d’acqua sotterranei. Il loro compito è cruciale quando il soccorso tradizionale non basta. Nello scenario di Favara, la loro competenza è stata richiamata per la capacità di operare in verticalità, nelle strettoie di canaloni semi-coperti.

Le squadre si muovono con cintura di sicurezza, imbracature, caschi e altre protezioni adeguate per affrontare il terreno fangoso e scivoloso. La preparazione fisica e la coordinazione mentale sono essenziali: ogni gesto deve essere rapido ma preciso, ed è fondamentale mantenere la calma anche quando le condizioni meteo peggiorano.

Un lavoro di squadra verso la speranza

Sul campo non ci sono solo professionisti: accanto a loro, i familiari della donna dispersa, il sindaco Antonio Palumbo e numerosi volontari. Tutti seguono da vicino le operazioni di ricerca, in un clima di ansia sospesa e solidarietà tangibile.

Le tecniche di soccorso evolvono con l’esperienza accumulata in anni di missioni e con l’uso di nuove tecnologie, ma spesso è la tenacia e lo spirito di gruppo a fare la differenza nelle situazioni limite. Le operazioni di Favara hanno visto impiegati anche gommoni per raggiungere zone allagate e difficili da presidiare a piedi.

Conclusioni: la fragilità del territorio e l’importanza di un soccorso preparato

L’alluvione di Favara mette in luce la realtà di un territorio fragile e vulnerabile, dove infrastrutture sotto dimensionate e fenomeni meteorologici sempre più estremi chiamano a una maggiore attenzione e prevenzione.

Nel frattempo, il lavoro di sommozzatori, SAF e vigili del fuoco continua senza sosta. Le operazioni di ricerca sono avvolte in un clima di grande difficoltà tecnica e umana, dove ogni minuto conta e ogni strumento può essere decisivo. La comunità attende notizie, mentre la speranza si intreccia con la consapevolezza dell’enorme rischio che questi specialisti affrontano ogni volta.