il caso
Solo una presenza? Di Stefano al tour di De Luca mette in crisi il 'modello Gela' e provoca mal di pancia a Di Paola
Segnali politici ambigui e malumori nel campo progressista. Restano aperte le posizioni per le Regionali
Solo una presenza – come ha dichiarato - per manifestare la riconoscenza ad un gruppo che lo ha sostenuto in campagna elettorale? Forse si, forse no. Di certo la partecipazione di Terenziano Di Stefano alla tappa nissena del tour del Governo di Liberazione del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca qualche mal di pancia all’on. Di Paola lo ha fatto venire.
Il padre pentastellato del “modello Gela” (centrosinistra allargato) cucito su misura addosso a Terenziano Di Stefano per vincere le Amministrative del 2024, si è ritrovato nella sua Gela, con il suo sindaco fianco a fianco con Cateno De Luca, il leader con cui ha avuto e tanti screzi e da cui oggi si trova in posizioni distanti.
De Luca non ha firmato la mozione di sfiducia a Schifani, gli ha dato poittosto in questi mesi una mano d’aiuto “ presentando cento proposte” e lo ha fatto “perché la Sicilia non va affossata” e non ha bisogno di politici che operano sempre contro qualcuno, né della politica “fatta con i like”.
Le parole di Cateno De Luca davanti ai suoi sostenitori gelesi sono sembrate chiare frecciate al vetriolo indirizzate al coordinatore regionale del M5s. Senza mai nominarlo. Un dato è certo e si è capito ancor meglio nella tappa gelese del tour: i progetti per le prossime regionali di Cateno De Luca non collimano con quelli di Di Paola. Il “modello Gela” da esportare alla Regione non è un sentiero che interessa a De Luca.
«Sono nato per amministrare non per vegetare all’ opposizione», ha detto il leader di Sud chiama Nord che ha il suo progetto non allineato a quello del resto dell’opposizione all’Ars. E che farà Di Stefano alle Regionali? Seguirà la via tracciata da Nuccio Di Paola e dal Pd? O sceglierà altre vie?
Al momento il primo cittadino di Gela gioca con tre carte: quella del campo progressista, quella degli autonomisti di Raffaele Lombardo, nelle cui fila iniziò giovanissimo la carriera politica, e quella del governo di liberazione di De Luca. Sono tutti suoi alleati, governano con lui la città di Gela. Miguel Donegani, leader di PeR ed alleato di La Vardera (che sarà a Gela il 5 dicembre) finora ha urlato al vento che «il campo progressista deve essere puro, che l’alleanza di Gela, con la presenza dei lombardiani e deluchiani, non lo è».
Il sindaco guida un movimento civico e la presenza al tour di De Luca non è sembrato solo un atto di cortesia politica. Semmai un messaggio per i suoi alleati di centrosinistra. Meglio non dimenticare che i civici le alleanze le fanno liberamente a destra, a sinistra e al centro. E poi Nuccio Di Paola qualche mal di pancia se lo merita in questi giorni, dopo aver “rubato” un consigliere proprio al movimento del sindaco. Di Stefano non ha nascosto il suo disappunto.
Anche in casa Pd non si sono fatti salti di gioia per le “affettuosità politiche” tra Di Stefano e De Luca. Il sindaco di Taormina dal canto suo ha avuto a Gela un momento piacevole: ha un assessore, Filippo Franzone che non si candidò nel suo partito. Anzi era contro i partiti.
De Luca ha trovato tanti sostenitori con una sala gremita proprio nella città dell’on Nuccio Di Paola e chissà perché la tappa provinciale l’ha fatta proprio a Gela e non nel capoluogpo. Il “ modello Gela” insomma ha subito l’assedio del Governo di Liberazione. La prossima mossa è il caso di riservarla agli autonomisti lombardiani?
