Archeologia
Gela, i segreti dei corredi funerari femminili nelle necropoli dell’entroterra nisseno
Dal coltello indice di status sociale nelle donne alle storia di una giovane morta prima delle nozze: lo studio della dott. Panvini presentato al Liceo Classico Eschilo
Uno studio sui corredi femminili delle necropoli dell’entroterra (i siti sono quelli di Dessueri, Sabucina, monte Bubbonia e monte Castellazzo tutti nel Nisseno) è stato presentato al Convegno internazionale di ceramica che si è concluso a Catania. Nella seconda giornata, Rosalba Panvini che è stata anche l’organizzatrice del Convegno con Bianca Ferrara e Alfio Nicotra, si è soffermata sul valore delle necropoli come osservatori privilegiati per lo studio non solo degli individui che venivano lì sepolti ma anche per comprendere la società antica e lo status sociale del soggetto a cui la tomba si riferisce.
«Basta osservare i corredi delle tombe monosome cioè a sepoltura unica - ha detto la dott. Panvini - per comprendere se vi era sepolto un uomo o una donna. Nei corredi dell’uomo c’è il cratere usato per i simposi, nell’età preistorica e protostorica i rasoi, i coltelli. Nelle donne nella necropoli di Dissueri ci sono altri oggetti come gli aghi ma ci sono anche i coltelli a fiamma. Il coltello è un oggetto tipicamente maschile ma se si trova in una tomba accanto ad oggetti da donna significa che quella donna ha assunto uno status sociale di rilievo».
La studiosa analizzando i corredi delle necropoli indigene dell’entroterra siciliano, nelle tombe a camera scavate nella roccia (il corrispondente delle moderne cappelle) ha sottolineato tra i corredi identificativi dell’uomo i crateri di importazione attica o indigeni dove si metteva acqua mescolata a vino. Era usanza dell’uomo greco non bere vino puro come faceva invece l’uomo indigeno. Ma c’erano pure i colini bronzei che servivano per filtrare la miscela nel cratere dove insieme al vino si metteva ricotta, chiodi di garofano, miele. Oltre al cratere nei corredi maschili c’erano zappe e oggetti da lavoro. Per le donne, nelle tombe protostoriche e preistoriche si mettevano pissidi, aghi. Nelle tombe a camera di Bubbonia e Vassallaggi sono state trovate idrie (vasi per raccogliere acqua alle fontane che era un’attività tipicamente femminile), pentole, contenitori da mensa, specchi, monili, fermatrecce e qualche coltello.
Singolare una tomba a cappuccina di Monte Bubbonia (luogo in cui si rifugiarono alcuni Geloi) che doveva appartenere ad una giovane ragazza – una diciottenne – morta prima del matrimonio. Era ricca di oggetti per libagioni che furono fatte dopo la sepoltura: c’erano coppe e vasi per latte miele. C’era pure una statua femminile con un fiore in mano. Era riferita alla giovane defunta che, essendo morta prematuramente, non aveva potuto donare quella statuetta alla divinità per propiziare la fertilità e una felice vita coniugale.
Da Castellazzo vicino Marianopoli, una tomba del 370, 330 a.C., ha restituito 72 elementi di corredo tra cui due idrie figurate, una rappresenta i preparativi delle nozze della donna, l’altra la donna che sta per morire. C’erano vasi con fiori a rilievo che sono quelli dedicati dalle amiche della defunta. Dai corredi si evince che quella donna era una suonatrice di flauto e per la ricchezza del corredo doveva appartenere all’elite sociale, forse una di quelle famiglie venute dalla Campania su iniziativa di Dionigi il vecchio.
«Le necropoli e le ceramiche contenute sono un libro che possiamo aprire per studiare le pagine del tempo», ha concluso la prof. Panvini.